Nel Piceno, come in molte altre aree del Paese, l’eco degli ammonimenti per violenza di genere si fa sempre più pressante, un campanello d’allarme che risuona in concomitanza con la Giornata internazionale del 25 novembre, commemorazione istituita dall’ONU per illuminare le intricate dinamiche che alimentano questa piaga globale.
Il recente episodio che ha visto vittima un’anziana donna a San Benedetto del Tronto, unita all’incremento dei provvedimenti di ammonizione – un dato che nel 2025 sale a 25, rispetto ai 14 del 2024 secondo le rilevazioni della Questura – impone una riflessione profonda e un’azione concreta.
La Cgil provinciale di Ascoli Piceno, con lucidità e determinazione, argomenta che l’eradicazione dello stupro e del femminicidio non può essere perseguita attraverso interventi superficiali o misure repressive isolate.
Si rende necessaria una trasformazione culturale radicale, un’inversione di rotta rispetto a mentalità patriarcali e logiche di possesso che, seppur spesso inespresse, continuano a permeare il tessuto sociale e a legittimare comportamenti inaccettabili.
Questi schemi mentali, radicati nel tempo, si manifestano in molteplici forme, dall’oggettivazione del corpo femminile alla svalutazione del suo contributo, fino a giustificare l’uso della violenza come strumento di controllo e dominio.
Il sindacato ribadisce il proprio impegno nella lotta contro le molestie sul posto di lavoro e la violenza di genere, testimoniato dalla sottoscrizione di due protocolli con la Prefettura nell’ambito del progetto “Rete Donna”.
Questi accordi mirano a creare una rete di protezione e supporto per le vittime, promuovendo strategie condivise di prevenzione e assistenza.
Ma l’azione non si limita a questo.
La Cgil annuncia un’iniziativa volta al monitoraggio e alla promozione della certificazione di genere nelle aziende, riconoscendo in questo strumento un potenziale motore di cambiamento culturale e sociale.
Pur consapevole che la certificazione non può da sola risolvere il problema del gender pay gap e della discriminazione strutturale, essa rappresenta un passo importante verso la creazione di ambienti di lavoro più equi e rispettosi.
La Cgil lancia un appello pressante e urgente al mondo dell’istruzione, sollecitando un approccio più audace e sistematico all’educazione sessuale nelle scuole.
L’attuale sistema, basato sulla mera autorizzazione parentale, si dimostra inadeguato a formare cittadini consapevoli, capaci di riconoscere e contrastare stereotipi di genere, di costruire relazioni sane e paritarie.
È necessario un percorso educativo che affronti apertamente temi come il consenso, la diversità, l’affettività, la responsabilità, promuovendo l’empatia e il rispetto per l’altro.
Un’educazione non solo informativa, ma esperienziale, che coinvolga attivamente studenti, insegnanti e famiglie.
Solo attraverso una formazione culturale approfondita e continua sarà possibile spezzare le catene della violenza e costruire una società veramente libera e giusta per tutte e tutti.








