Assessora e Presidente al centro della polemica: un’emergenza sanzionata?

L’episodio del 13 ottobre, giorno di elezioni regionali in Toscana, ha scatenato un’accesa polemica attorno all’ex capo di gabinetto della Regione, ora assessora Cristina Manetti, e al Presidente Eugenio Giani.
L’assessora, sanzionata per aver utilizzato impropriamente la corsia d’emergenza dell’autostrada, ha visto il Presidente intervenire in suo sostegno, sollevando interrogativi sulla correttezza e l’opportunità di tale gesto.

La vicenda, ricostruita dettagliatamente nella risposta del Viminale a un’interrogazione presentata dall’onorevole Chiara La Porta di Fratelli d’Italia, rivela un quadro di interventi e dinamiche che vanno oltre la semplice contestazione amministrativa.
Dopo aver ricevuto la multa e la sospensione della patente, l’assessora Manetti è stata accompagnata dal Presidente Giani in prefettura, dove ha richiesto chiarimenti sull’applicazione della sanzione e sulle modalità di ricorso.

Secondo la ricostruzione ufficiale, l’assessora Manetti ha giustificato la sua infrazione con un presunto episodio di malessere, attribuito a un calo di pressione e a un conseguente “giramento di testa”.
Tuttavia, la sequenza degli eventi successivi ha alimentato le accuse di un intervento indebito da parte del Presidente e di altri esponenti regionali.
Immediatamente dopo la contestazione, due veicoli, tra cui uno con a bordo il Presidente Giani e il consigliere Alessio Spinelli, si sono avvicinati al luogo dell’infrazione.

I presenti hanno dialogato con l’assessora, sollecitando informazioni agli agenti di polizia stradale circa la possibilità di ottenere un permesso provvisorio per raggiungere il luogo di lavoro e relative indicazioni per il ricorso.

L’auto di Manetti è stata poi “presa in carico”, un’espressione che lascia spazio a interpretazioni contrastanti.
L’intervento del Presidente Giani, definito “inopportuno” dall’esponente di Fratelli d’Italia Alessandro Tomasi, ha sollevato dubbi sulla trasparenza e sulla parità di trattamento che si dovrebbero garantire a tutti i cittadini.

Tomasi, ex candidato governatore e portavoce dell’opposizione, ha sottolineato che, pur spettando all’assessora il diritto di ricorso, ciò non la esime dal dovere di operare con la massima trasparenza verso la cittadinanza.

L’episodio contrasta con i principi di correttezza e di esempio che si vorrebbero vedere incarnati dalla classe politica, evidenziando una mancanza di quella “sbandierata trasparenza” che dovrebbe caratterizzare l’azione di governo, in linea con gli accordi programmatici tra Pd e Movimento 5 Stelle.

La vicenda, dunque, riapre un dibattito cruciale sull’esercizio del potere e sulla necessità di evitare privilegi o percorsi preferenziali che possano minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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