La recente dismissione del campo Rom di Asti, situato in via Guerra, segna la conclusione di un percorso complesso e articolato, frutto di un approccio inedito nella gestione di una questione sociale profondamente radicata e spesso polarizzante.
L’annuncio del sindaco Maurizio Rasero non è semplicemente la comunicazione di una chiusura, ma la celebrazione di una strategia di superamento che si fonda sul consenso e sull’inclusione, abbandonando le modalità tradizionali, spesso conflittuali, che hanno caratterizzato interventi simili in altre realtà.
Il campo, originario degli anni ’90 e con un picco di 250 residenti, era divenuto un simbolo di marginalità e degrado, con condizioni di vita che mettevano a dura prova la dignità umana e rappresentavano un problema di ordine pubblico e sanitario.
La decisione di intervenire, maturata nel corso degli anni, ha trovato una concretizzazione nel 2023 attraverso un progetto sviluppato in collaborazione con l’Associazione 21 luglio, un’entità specializzata in percorsi di inclusione sociale per popolazioni vulnerabili.
L’elemento distintivo di questo intervento è la priorità data alla progettazione di percorsi individualizzati per ciascuna famiglia Rom.
Lungi dall’imporre soluzioni preconfezionate, i servizi sociali del Comune hanno lavorato a stretto contatto con i residenti, identificando aspirazioni, competenze e ostacoli, per elaborare piani di vita che offrissero opportunità concrete di reinserimento nel tessuto sociale.
Questo approccio, che richiede tempo, risorse e una profonda capacità di ascolto, ha permesso di evitare la resistenza e l’ostilità che spesso accompagnano interventi più coercitivi.
La dismissione del campo, avvenuta in maniera ordinata e senza operazioni di sgombero forzato, testimonia l’efficacia di questa strategia di accompagnamento sociale.
Le famiglie hanno trovato nuove sistemazioni abitative, alcune attraverso l’accesso a alloggi popolari, altre attraverso forme di affitto agevolato, altre ancora attraverso l’inserimento in progetti di co-housing. L’area, un tempo occupata dalle baracche, è stata riqualificata e destinata a un’attività di gestione rifiuti, un esempio di come lo spazio pubblico possa essere recuperato e valorizzato a beneficio dell’intera comunità.
L’investimento complessivo di 285.000 euro, finanziato con fondi statali, si è rivelato non solo un costo, ma anche un investimento a lungo termine.
Oltre ai ricavi derivanti dalla vendita del terreno, si prevede un risparmio annuale di circa 100.000 euro per le utenze, a riprova dell’efficienza di un approccio che guarda alla sostenibilità economica e sociale.
Tuttavia, il risultato più significativo, come sottolinea il sindaco Rasero, non è quantificabile in termini economici.
Si tratta della capacità di aver realizzato un intervento complesso e delicato senza ricorrere a metodi di forza, evitando slogan populisti e gesti simbolici.
Il successo di questa iniziativa risiede nel consenso ottenuto da tutti gli attori coinvolti, dalla popolazione Rom al resto della comunità astigiana, un esempio virtuoso di come la gestione delle diversità possa e debba avvenire nel rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona.
La vicenda di Asti offre spunti di riflessione preziosi per altre città che si confrontano con sfide simili, dimostrando che un approccio basato sull’ascolto, la collaborazione e la personalizzazione dei percorsi può portare a risultati duraturi e benefici per l’intera collettività.