La gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali in Liguria, e in particolare a Genova, si trova di fronte a un’emergenza finanziaria che rischia di compromettere un modello di riqualificazione sociale ed economica costruito negli anni.
L’assenza di stanziamenti previsti per il Fondo strutturale dedicato, che dovrebbe finanziare la riqualificazione e l’assegnazione di questi immobili, solleva un campanello d’allarme significativo per il Comune di Genova, come evidenziato dall’assessore al Patrimonio.
Il modello genovese, fino ad oggi, si è basato sulla collaborazione tra l’amministrazione comunale, associazioni del terzo settore e enti no profit, creando un circolo virtuoso che ha permesso la restituzione di valore a beni precedentemente adibiti a scopi illeciti.
Nel 2020, un contributo di 500.000 euro dal Fondo Strategico Regionale aveva offerto una prima iniezione di risorse per il Comune, mentre nel 2024 un bando da 600.000 euro aveva generato circa 100.000 euro destinati alla riqualificazione di Via Vico, ad Albaro, un esempio concreto di come la riappropriazione sociale di questi beni possa rivitalizzare aree urbane marginali.
La situazione attuale, però, rischia di paralizzare questo processo.
Decine di immobili, frutto di confische alla criminalità organizzata, attendono di essere acquisiti nel patrimonio comunale e destinati a finalità istituzionali e sociali.
La carenza di fondi impedisce di avviare l’iter burocratico necessario, bloccando un’opportunità cruciale per il tessuto sociale e economico della città.
Si tratta di una perdita non solo economica, ma anche simbolica, in quanto la riqualificazione di questi beni rappresenta un segnale forte di contrasto alla criminalità e di promozione di una cultura della legalità.
Il Comune di Genova, attivo nel complesso sistema di gestione dei beni sequestrati a livello nazionale, si trova quindi in una posizione di forte incertezza.
La legge regionale, varata circa un anno e mezzo fa, prevedeva l’istituzione di un fondo dedicato, ma la sua mancata dotazione finanziaria ne inficia l’applicazione.
Si stima che circa settanta immobili abbiano già trovato una nuova vita grazie all’impegno di associazioni e organizzazioni no profit, che esprimono un bisogno concreto di spazi per le loro attività.
La sospensione di questo flusso di risorse rischia di frustrare le aspettative di queste realtà, minando la loro capacità di svolgere un ruolo fondamentale nel sociale.
L’assessore Patrone sottolinea la necessità di un intervento tempestivo da parte della Regione Liguria, sollecitando un incontro con gli uffici competenti per chiarire le prospettive future dei finanziamenti.
La speranza è che si possa rimediare a questa situazione, garantendo la continuità di un modello virtuoso che rappresenta un patrimonio per la città e un esempio di come la lotta alla criminalità possa coniugarsi con la promozione del bene comune.
La riappropriazione dei beni confiscati non è solo una questione di giustizia, ma anche un investimento nel futuro di Genova.








