Bernardini: Un artista tra Barletta e Roma, un’eredità da riscoprire.

Antonio Bernardini: Un’eredità artistica e culturale tra Barletta e RomaLa figura di Antonio Bernardini si configura come un prisma complesso, riflettendo un’inestimabile ricchezza di talenti e un profondo impegno civile.

Artista sensibile e uomo delle istituzioni, la sua parabola umana e professionale è al centro di una mostra itinerante, “Antonio Bernardini: la scoperta di un artista”, inaugurata a Palazzo Mattei di Paganica, Roma, e destinata a proseguire a Barletta, la sua città natale, nel 2026.
La mostra, curata da Francesco Picca, direttore del Museo Civico di Barletta, offre un’occasione unica per riscoprire un artista spesso eclissato dalla sua attività istituzionale.

Bernardini, scomparso trentacinque anni fa, ha lasciato un’impronta indelebile nel tessuto culturale di Barletta, dove ha diretto il Museo Civico e Pinacoteca Giuseppe De Nittis dal 1965, un ruolo cruciale che coincise con il ritorno a casa di opere d’arte precedentemente depositate per riparazioni a seguito dei bombardamenti.
In questa veste, Bernardini si rivelò non solo un attento restauratore di beni culturali, ma anche un instancabile promotore, intervenendo per la tutela del patrimonio e risolvendo problematiche legate al degrado museale.

La mostra, che espone circa trenta opere, comprende dipinti a olio, disegni, grafiche, fotografie, lettere personali e manoscritti, traccia un percorso cronologico attraverso l’evoluzione artistica di Bernardini.

Si parte dalle suggestioni paesaggistiche degli anni ’40 per giungere alla maturità degli anni ’50 e ’70, caratterizzata da una sapiente fusione tra realismo locale, ritratti di persone care e incursioni di modernità, come la serie dedicata alle automobili, reinterpretata in chiave onirica.

La mostra culmina con gli anni ’80, periodo in cui Bernardini esplora il simbolismo e l’informale, senza mai abbandonare una solida base figurativa.

“Le opere di Antonio Bernardini si distinguono per la vivace e ricchissima cromia, spesso affiancata a formati medio-grandi,” spiega Picca, “i soggetti sembrano trascendere i confini fisici della tela, instaurando un dialogo diretto con l’osservatore.

” L’uso audace del colore, e in particolare del blu, costituisce un elemento distintivo della sua pittura, come testimonia Antonio Bernardini, fondatore di Sestante Consulting e sponsor del progetto, che descrive i dipinti dello zio come un’“esplosione di colori” che rivela il “travaglio interiore” di un uomo apparentemente sereno.
Il documentario “Antonio Bernardini: Io Amo Vivere”, realizzato dalla pronipote Paola Bernardini, aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione della figura dell’artista.
Ritornata a Barletta durante la pandemia, Paola si è imbattuta in un tesoro artistico custodito per anni, un patrimonio intimo e silenzioso.

Il documentario offre un ritratto intimo e commovente, rivelando un artista autentico e appassionato, un “outsider” che ha saputo preservare la propria identità e la propria creatività.

La mostra e il documentario si propongono dunque come un omaggio a un artista e a un uomo che ha dedicato la propria vita alla cultura e all’arte, lasciando un’eredità preziosa per le generazioni future.

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