Il questore di Biella ha disposto l’applicazione di misure di prevenzione, in particolare il Daspo, nei confronti di due individui identificati come sostenitori della Biellese, in seguito a episodi di grave tensione verificatisi durante l’incontro di Serie D Biellese-Derthona, svoltosi allo stadio Pozzo-Lamarmora.
L’evento, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di sportività e aggregazione, si è trasformato in una manifestazione di violenza potenziale, mettendo a dura prova il dispositivo di sicurezza predisposto.
Le dinamiche dell’incidente hanno visto un tentativo di forzatura delle barriere di separazione da parte di alcuni supporters biellesi, con l’obiettivo di irrompere nella zona riservata alla tifoseria ospite.
Questo atto, sintomo di una sottocultura di antagonismo e di una ricerca di confronto diretto, è stato preceduto da una crescente agitazione nel settore occupato dai sostenitori locali.
L’escalation della tensione ha raggiunto il suo culmine poco prima del fischio finale, quando un gruppo di ultras, accuratamente mascherati con indumenti e accessori volta a eludere l’identificazione, ha abbandonato il proprio settore per dirigersi verso un varco di accesso destinato all’uscita dei tifosi ospiti.
L’immediato e coordinato intervento delle forze dell’ordine – un’azione sinergica che ha coinvolto il servizio di ordine pubblico, la Digos, le Volanti e la Scientifica – ha impedito lo scontro tra le due fazioni.
Tale intervento, frutto di una complessa pianificazione e di un’efficace capacità di risposta, ha dimostrato la sensibilità delle istituzioni nei confronti della sicurezza pubblica e della prevenzione della violenza negli eventi sportivi.
L’analisi meticolosa delle riprese video, acquisite dai poliziotti durante l’evento, ha permesso l’identificazione dei due responsabili, rispettivamente di 18 e 33 anni.
La loro individuazione sottolinea l’importanza cruciale delle tecnologie di sorveglianza e delle competenze investigative nel contrasto alla criminalità sportiva.
I provvedimenti Daspo disposti, con durate di uno e due anni, riflettono la gravità dei fatti commessi e mirano a dissuadere, attraverso la limitazione dell’accesso agli eventi sportivi, da ulteriori comportamenti illegali.
Questa misura, coerente con la legislazione vigente, rappresenta un tentativo di ripristinare un clima di civile convivenza e di tutelare il diritto allo sport come momento di sana competizione e aggregazione sociale, distaccandolo da dinamiche violente e prevaricatorie che ne alterano il significato intrinseco.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla radicata problematica della violenza negli stadi e sulla necessità di strategie di prevenzione più efficaci, che coinvolgano non solo le forze dell’ordine, ma anche le società sportive, le istituzioni educative e la stessa tifoseria.





