L’azione di blocco del varco del centro logistico di Rivalta Scrivia, frazione di Tortona (AL), rappresenta un atto di resistenza concreta e simbolica nell’ambito dello sciopero generale indetto da Pro Pal e Flotilla.
Un gesto che trascende la mera rivendicazione sindacale, configurandosi come una presa di posizione netta contro le dinamiche geopolitiche e le responsabilità economiche connesse al conflitto israelo-palestinese.
Tortona e Rivalta Scrivia, lungi dall’essere località marginali, incarnano un nodo cruciale del retroporto di Genova, un crocevia essenziale per il transito di container e merci destinate a Israele.
Questa localizzazione strategica rende il blocco un’azione particolarmente significativa, capace di interrompere una filiera logistica implicata in un contesto di gravi violazioni dei diritti umani.
Secondo i SìCobas, il movimento di lotta non si limita a questa specifica azione, ma mira a colpire sistematicamente tutte le aziende e i datori di lavoro italiani che traggono profitto dalla prosecuzione dei rapporti commerciali con Israele.
L’obiettivo è rendere insostenibile, dal punto di vista economico, il mantenimento di tali legami finché non verranno interrotti.
Si tratta di una critica profonda al sistema capitalista globale, che spesso sacrifica i diritti umani e la giustizia sociale sull’altare del profitto.
Martino, portavoce del sindacato di base, sottolinea l’importanza di questa azione come voce diretta dei lavoratori, coloro che quotidianamente sono coinvolti nella movimentazione delle merci destinate a Israele.
Il blocco si configura come un messaggio inequivocabile, che emerge dai luoghi di lavoro, e si pone in contrasto con la retorica ufficiale e le narrazioni spesso incomplete o distorte.
L’azione è un atto di dissidenza, un rifiuto di essere complici silenziosi di un conflitto che genera immense sofferenze.
Il gesto del blocco si colloca in un quadro più ampio di mobilitazione globale, alimentato dalla crescente consapevolezza della gravità della situazione umanitaria in Palestina e dalla condanna del piano Trump, così come dell’attacco alla Flotilla.
È un segnale di solidarietà con il popolo palestinese e una denuncia del ruolo delle potenze occidentali nel perpetuare il conflitto.
L’impegno dei SìCobas non si esaurisce con questo singolo atto.
La preparazione alla manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma dimostra la volontà di mantenere alta l’attenzione sulla questione e di portare avanti la lotta su scala nazionale.
L’organizzazione del pullman a partire dal territorio testimonia l’importanza del coinvolgimento diretto delle comunità locali nella costruzione di una risposta collettiva e coordinata.
La mobilitazione rappresenta un atto di resistenza che si radica nel quotidiano, aspirando a un cambiamento strutturale e duraturo.