Un sussidio economico, potenzialmente fino a 1500 euro, destinato alle famiglie a basso reddito che optano per le scuole paritarie, solleva un acceso dibattito politico in merito alla politica scolastica nazionale.
L’emendamento, previsto nella manovra finanziaria per il 2026, si pone come elemento di discontinuità rispetto alle politiche consolidate, scatenando accuse di sottovalutazione del ruolo della scuola pubblica e di priorità distorte nell’allocazione delle risorse.
Il beneficio, indirizzato alle famiglie con un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) inferiore a 30.000 euro, è pensato per sostenere la frequenza di istituti paritari di scuola secondaria di primo grado (medie) o per il primo biennio di scuole secondarie di secondo grado (superiori).
Il budget complessivo stanziato, pari a 20 milioni di euro per il primo anno di applicazione, sarà distribuito attraverso meccanismi di perequazione, premiando le famiglie con minori disponibilità economiche.
L’iniziativa, lungi dall’essere universalmente accolta, genera forti critiche da parte dell’opposizione.
Secondo esponenti del Movimento 5 Stelle, l’assegnazione di risorse a istituzioni private contrasta con i tagli subiti dalla scuola pubblica, creando una frattura inaccettabile.
Si sottolinea come questa decisione appaia incongruente in un contesto di risorse limitate, suggerendo che le priorità del governo siano orientate verso un modello educativo che privilegia il privato a discapito del settore pubblico.
Le critiche si focalizzano anche sulla potenziale erosione delle risorse destinate alla scuola statale, quantificata in quasi 900 milioni di euro nei prossimi anni.
In risposta, il Ministero dell’Istruzione difende la manovra, evidenziando un incremento di circa 960 milioni di euro destinati alla scuola attraverso la legge di bilancio.
Si contesta la tendenza a manipolare i dati per alimentare polemiche infondate e a distorcere la realtà dei finanziamenti nel settore dell’istruzione.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, esprime soddisfazione per l’approvazione dell’emendamento, definendolo il culmine di un percorso trentennale volto a promuovere la libertà di scelta educativa.
L’iniziativa è presentata come un passo concreto verso un sistema scolastico più inclusivo e diversificato, che risponda alle esigenze di tutte le famiglie.
Sostenitori dell’iniziativa, come la presidente del Consiglio nazionale di Noi Moderati, Ilaria Cavo, e il Movimento italiano genitori, la considerano un segnale di progresso verso una maggiore libertà educativa e una correzione di una storica disparità di trattamento.
Anche l’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi) esprime parere favorevole, sottolineando il suo valore storico.
Tuttavia, la Federazione delle scuole cattoliche pur accogliendo positivamente il gesto, invita a non considerarlo come una soluzione definitiva.
Si sottolinea la necessità di interventi strutturali più ampi per garantire una vera parità di opportunità e trasformare la libertà educativa da semplice dichiarazione di principio in un diritto effettivo per tutti.
Si evidenzia come questo piccolo contributo, pur significativo, debba essere integrato da politiche più ambiziose che affrontino le sfide strutturali del sistema scolastico italiano.





