Il corridoio alpino del Brennero, arteria cruciale per il transito internazionale, sta subendo una pressione insostenibile, assorbendo oltre la metà del traffico complessivo che attraversa le Alpi.
Questa concentrazione massiccia di veicoli, lungi dall’essere un mero inconveniente logistico, sta generando un impatto profondo e multifattoriale sulle comunità alpine, sull’ambiente fragile e sulle infrastrutture esistenti, un quadro allarmante che ha trovato voce durante l’incontro annuale delle associazioni *Heimatpflegeverband Südtirol*, *Tiroler Heimatpflege* e *Circolo M.
Gaismayr*, tenutosi a Hall in Tirol.
L’occasione ha visto la convergenza di rappresentanti di organizzazioni impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale e naturale di Tirolo, Alto Adige e Trentino, per analizzare le sfide comuni che affliggono la regione.
Il fulcro delle discussioni ha riguardato il traffico di transito, fonte primaria di tensioni e preoccupazioni.
Le associazioni hanno espresso con forza la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni, evidenziando come l’attuale tendenza stia erodendo la qualità della vita delle popolazioni locali e mettendo a rischio la resilienza degli ecosistemi alpini.
La risoluzione finale, frutto di un’attenta riflessione collettiva, pone un freno netto a progetti di ampliamento infrastrutturale ritenuti controproducenti.
In particolare, si richiede la sospensione immediata di iniziative come la terza corsia dinamica e il collegamento Valdastico Nord, giudicati inefficaci nel risolvere i problemi strutturali e destinati, al contrario, ad esacerbare il flusso di traffico, alimentando un circolo vizioso di degrado ambientale e sociale.
Le associazioni sottolineano, inoltre, una grave carenza nella rete di trasporto ferroviario regionale, elemento essenziale per una mobilità sostenibile.
Linee vitali come quelle della Bassa Atesina e della Valsugana, sprovviste di adeguati investimenti in manutenzione e modernizzazione, sono afflitte da ritardi cronici e scarsa affidabilità, limitando la loro capacità di attrarre utenti e ridurre la dipendenza dal trasporto su gomma.
La mancanza di una solida alternativa ferroviaria aggrava l’impatto negativo del traffico autostradale, compromettendo la vitalità delle valli alpine.
L’assemblea ha lanciato un appello pressante alle regioni alpine, esortando a un cambio di paradigma nella gestione della mobilità e nello sviluppo territoriale.
La protezione del patrimonio alpino, inteso non solo come paesaggio, ma anche come identità culturale e comunità viventi, richiede un impegno concertato a livello europeo, orientato alla riduzione drastica del traffico di transito e al rispetto dei diritti fondamentali delle popolazioni locali.
È imperativo promuovere politiche di sviluppo che valorizzino le risorse locali, incentivino il turismo sostenibile e garantiscano la preservazione dell’ambiente alpino per le generazioni future, superando una visione puramente orientata al trasporto di merci e persone a qualunque costo.
Il futuro delle Alpi dipende dalla capacità di ripensare radicalmente il modello di sviluppo e di abbracciare un approccio olistico che metta al centro la sostenibilità ambientale e il benessere delle comunità alpine.







