Un’emergenza idrogeologica ha investito la regione Campania, con particolare intensità nel Golfo di Policastro e nel Cilento, mettendo a dura prova la resilienza delle comunità locali.
Sapri, città costiera salernitana, si trova ad affrontare una crisi acuita da un’eccezionale ondata di maltempo, che ha rapidamente trasformato strade e abitazioni in un contesto di profonda incertezza.
L’evento, che si colloca all’interno di una tendenza climatica sempre più estrema, ha esacerbato vulnerabilità preesistenti.
Via Kennedy, area particolarmente sensibile, è stata nuovamente sommersa, testimoniando l’inadeguatezza, almeno parziale, degli interventi di mitigazione idrogeologica realizzati in precedenza.
Non si tratta semplicemente di un allagamento, ma di un sintomo di una complessiva difficoltà nel gestire il rapporto tra territorio antropizzato e risorse idriche, aggravata da fenomeni di impermeabilizzazione del suolo e dalla progressiva perdita di capacità di assorbimento naturale.
Il Sindaco, nell’esercizio del suo dovere di tutela, ha ordinato la sospensione delle attività scolastiche, una misura precauzionale volta a garantire la sicurezza degli studenti e del personale docente.
La Protezione Civile mantiene una vigilanza costante, monitorando l’evoluzione della situazione e coordinando gli interventi di emergenza, ma la gravità degli eventi richiede una risposta strutturale, che vada oltre la mera gestione dell’emergenza.
Il Cilento, con le sue coste frastagliate e le sue valli interne, ha subito danni considerevoli.
Tra Ascea e Velia, una violenta tromba d’aria ha sradicato due imponenti alberi di eucalipto, bloccando la viabilità e richiedendo l’intervento immediato delle squadre comunali.
Questo episodio sottolinea la fragilità degli ecosistemi costieri, spesso compromessi da pratiche agricole intensive e dalla cementificazione.
A Moio di Agropoli, una località duramente colpita nel 2022, l’assenza di danni rilevanti è attribuita agli sforzi di prevenzione messi in atto: la pulizia dei canali e dei corsi d’acqua ha dimostrato la validità di un approccio proattivo, ma sottolinea anche la necessità di investimenti costanti e mirati, per garantire la continuità di tali interventi.
La prevenzione non è un costo, ma un investimento per la salvaguardia del territorio e la tutela della popolazione.
La situazione complessiva evidenzia la necessità di una revisione strategica delle politiche di gestione del rischio idrogeologico, che tenga conto dei cambiamenti climatici in atto e coinvolga attivamente le comunità locali.
È imprescindibile promuovere l’educazione ambientale, incentivare pratiche di sviluppo sostenibile e rafforzare la capacità di risposta alle emergenze, non solo attraverso l’intervento immediato, ma anche con un approccio di lungo termine volto alla resilienza del territorio.
La vulnerabilità manifestata in queste aree richiede un cambio di paradigma, che ponga la prevenzione e l’adattamento al centro delle politiche di sviluppo.








