La tavola di San Silvestro in Puglia, specchio di un’economia familiare in evoluzione, si prefigura un investimento medio di circa 130 euro per famiglia, come evidenziato dalle analisi di Coldiretti Puglia, condotte direttamente nei vivaci contesti dei mercati contadini.
Questa cifra, tuttavia, cela una miriade di scelte e priorità che riflettono le sensibilità economiche e le tradizioni culinarie regionali.
La configurazione tipica del cenone vede una media di sette persone riunite, un momento di convivialità che si celebra prevalentemente tra le mura domestiche o tra parenti e amici.
Tuttavia, l’omogeneità di questa immagine si dissolve nel dettaglio delle scelte alimentari, con un ventaglio di budget che si estende dai 50 agli sgenerosi 300 euro a persona.
Questa variabilità non è semplicemente una questione di abbondanza o frugalità, ma piuttosto un riflesso di adattamenti a un contesto economico in cui l’inflazione, in particolare sui prodotti ittici e sulla pasticceria, impone una gestione oculata del portafoglio.
Il pesce, elemento cardine della tradizione gastronomica pugliese, rimane protagonista sulle tavole festive.
Alici, vongole, anguille, capitone e seppie, provenienti da pesca locale e mirata a garantire la freschezza e la tracciabilità, continuano a occupare un posto d’onore.
Tuttavia, l’impennata dei costi sta portando alcune famiglie a rivedere le proprie abitudini, orientandosi verso alternative più economiche, ma altrettanto radicate nella cultura locale.
Si pensi alle cime di rapa stufate, piatto semplice ma ricco di sapore, o ai panzerotti, espressione genuina della panificazione tradizionale, che vedono una rinascita di popolarità come valida alternativa al pesce più costoso.
La scelta della frutta, inoltre, sottolinea un crescente interesse per i prodotti locali e stagionali.
L’89% delle famiglie opta per la frutta pugliese, a fronte di un 33% che sceglie alternative esotiche, dimostrando una preferenza per la sostenibilità, la valorizzazione del territorio e la riduzione dell’impronta ambientale.
Questa tendenza non è solo una questione di costo, ma anche una consapevolezza della qualità superiore e della minore distanza dalla produzione.
Parallelamente, si registra un significativo flusso di persone verso le masserie rurali, un fenomeno in crescita che testimonia il desiderio di riscoprire le tradizioni agricole e di vivere un’esperienza autentica a diretto contatto con la terra.
Le stime di Terranostra e Campagna Amica Puglia parlano di ben 20.000 presenze, un dato che evidenzia l’appeal di un turismo enogastronomico sempre più attento alla qualità, all’origine dei prodotti e all’ospitalità rurale.
Questo movimento rappresenta un’opportunità per le masserie di diversificare il proprio business e per i visitatori di immergersi in un contesto culturale ricco di storia e di sapori autentici, contribuendo alla vitalità dell’economia locale e alla preservazione del patrimonio agroalimentare pugliese.






