Ridisegnare il Pubblico Digitale: Cittadini Protagonisti nell’Era della Sovranità TecnologicaIl futuro dei servizi digitali pubblici non può prescindere da un cambio di paradigma: un passaggio da un modello di erogazione unidirezionale a una co-progettazione attiva che coinvolga direttamente i cittadini.
È questo il cuore del dibattito acceso durante il convegno “Cittadini, tecnologia e partecipazione: ricostruire il dialogo nell’era digitale,” promosso da Insiel nell’ambito del progetto europeo Edih-Pai e ospitato presso la Camera di Commercio di Pordenone-Udine.
L’amministratore unico di Insiel, Diego Antonini, ha delineato una strategia ambiziosa: a partire dal 2025, la società intende implementare esperienze strutturate di co-progettazione, riconoscendo che l’innovazione digitale inclusiva e realmente efficace si nutre della voce e delle esigenze concrete delle comunità.
Questa impostazione non è solo una questione di “user-friendliness”, ma una profonda riflessione sulla natura stessa della democrazia nell’era digitale.
Si tratta di restituire ai cittadini un ruolo attivo nella definizione dei servizi che li riguardano, contrastando un senso di alienazione e disconnessione che spesso caratterizza l’interazione con la Pubblica Amministrazione.
Antonini ha evidenziato il ruolo cruciale dei Comuni e degli enti territoriali, non come meri intermediari, ma come nodi essenziali per creare un ponte tra la cittadinanza e la macchina pubblica.
La visione strategica di Insiel, lungimirante fin dall’investimento in data center pubblici locali, si rivela oggi particolarmente rilevante.
La questione della sovranità dei dati, un tempo percepita come un dettaglio tecnico, emerge come un imperativo strategico per la tutela dell’autonomia e della sicurezza nazionale.
Esempi concreti, come l’app carburante e il fascicolo sanitario elettronico, illustrano la direzione intrapresa, ma rappresentano solo il punto di partenza di un percorso più ampio.
L’assessore regionale ai Sistemi informativi, Sebastiano Callari, ha lanciato un campanello d’allarme sui rischi sociali e democratici derivanti dall’accelerazione tecnologica.
Il divario digitale, lungi dall’essere superato, si accentua, creando una frattura tra chi può accedere e sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia e chi, invece, rischia di essere escluso dalla piena cittadinanza.
La diffusione di *fake news* e la limitata capacità delle piattaforme digitali di promuovere una partecipazione democratica autentica aggravano ulteriormente la situazione.
Callari ha insistito sulla necessità di una sovranità tecnologica europea, sottolineando la dipendenza dalle tecnologie prodotte al di fuori del continente.
La costruzione di sistemi digitali “nostri”, basati su principi di apertura e *open source*, si configura come un presupposto indispensabile per la sovranità democratica.
Non si tratta solo di proteggere i dati dei cittadini, ma di riappropriarsi della capacità di definire le regole del gioco nel panorama digitale globale, evitando di cedere il controllo del nostro futuro tecnologico a entità esterne.
La sfida è costruire un ecosistema digitale resiliente, etico e partecipativo, dove la voce dei cittadini sia il motore dell’innovazione pubblica.
Il futuro della democrazia, in definitiva, si gioca in questo spazio.








