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martedì 18 Novembre 2025

Colmata a San Benedetto: paura, polemiche e un futuro da definire

Il cartello, un grido sordo affisso nel cuore del porto di San Benedetto del Tronto, è un sintomo di una tensione più profonda.
“Il Porto non è una discarica: rispettate la città” recita, denunciando un timore diffuso che permea la comunità.
La polemica si concentra sulla prevista realizzazione di una cassa di colmata, una struttura destinata a raccogliere i sedimenti derivanti dalle operazioni di dragaggio del porto.

L’amministrazione comunale, in sinergia con l’Autorità di Sistema Portuale, ha tentato di dissipare i dubbi, illustrando il progetto come un’infrastruttura tecnicamente definita, un bacino di accumulo progettato per gestire esclusivamente i materiali di scavo generati dalle attività portuali locali.
Si tratta di un intervento mirato a evitare, in modo esplicito, le problematiche del passato, quando una vasca simile fu utilizzata impropriamente per lo smaltimento di sedimenti provenienti da altre realtà portuali marchigiane.
La lezione di quella gestione, che lasciò un segno negativo nel tessuto urbano e ambientale, sembra voler essere evitata a tutti i costi.
Tuttavia, la popolazione locale non si lascia placare dalle rassicurazioni.

La contestazione va al di là della semplice preoccupazione per un presunto utilizzo improprio della cassa.

Si percepisce una critica più ampia, un senso di coercizione legato al futuro sviluppo del porto.

La realizzazione della colmata appare inestricabilmente legata alla possibilità di realizzare il cosiddetto “terzo braccio”, un’estensione del porto ritenuta cruciale per la crescita turistica e commerciale.

Questo legame crea una dinamica percepita come un ricatto: lo sviluppo economico del porto, con le promesse di posti di lavoro e prosperità, è subordinato all’accettazione di un’opera infrastrutturale che molti considerano potenzialmente problematica.
Si pone, quindi, un dilemma complesso: sacrificare un pezzo di territorio e accettare un intervento considerato rischioso in nome di un progresso che non è percepito come condiviso e sostenibile.
La questione trascende il mero aspetto ambientale, toccando temi di governance, partecipazione cittadina e responsabilità collettiva nei confronti del futuro del territorio.

La sfida è trovare un equilibrio tra le esigenze di sviluppo economico e la tutela dell’ambiente e della qualità della vita della comunità locale.

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