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mercoledì 19 Novembre 2025

Como, rivolta al Bassone: feriti e grido d’allarme per il sistema carcerario

All’interno del carcere maschile “Bassone” di Como, un’esplosione di tensione ha scosso l’ordinaria amministrazione penitenziaria, lasciando un bilancio di quattro feriti e sollevando interrogativi urgenti sullo stato del sistema carcerario italiano.
L’evento, protrattosi per diverse ore, ha visto il coinvolgimento di un numero imprecisato di detenuti, manifestando un disagio profondo e radicato.
Il quadro iniziale si è evoluto rapidamente, inizialmente con il tentativo di evasione di un detenuto nella mattinata, preludio di un’escalation che ha portato a una vera e propria rivolta.
Un agente, oggetto di aggressione da parte di alcuni detenuti, si è visto costretto a rifugiarsi in una postazione di sicurezza.
La gravità della situazione ha richiesto un intervento massiccio: squadre anti-sommossa provenienti da Milano e da altri istituti penitenziari lombardi sono state immediatamente dirottate a Como, mentre un dispositivo di soccorso composto da ambulanze, vigili del fuoco, carabinieri e polizia si è schierato all’esterno della casa circondariale.

Il ferito più grave è un detenuto, ricoverato in codice rosso all’ospedale di Monza a seguito di un trauma toracico riportato in circostanze ancora da chiarire, presumibilmente schiacciato durante la dinamica della rivolta.

Gli altri tre feriti sono agenti di polizia penitenziaria, trasportati in codice verde all’ospedale Sant’Anna di Como per accertamenti sanitari.
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha enfatizzato la rapidità e l’efficacia dell’intervento del personale penitenziario, che ha riportato la situazione sotto controllo senza ulteriori complicazioni.
Tuttavia, l’episodio non può essere isolato dal contesto più ampio di una crisi sistemica che affligge il sistema penitenziario italiano.

La casa circondariale di Como, come molti altri istituti penali in Italia, è caratterizzata da un sovraffollamento cronico e drammatico.

I dati di luglio scorso rilevavano 424 detenuti presenti, ben al di sopra della capienza ufficiale di 265 unità.

Questa condizione di sovraffollamento, aggravata da carenze strutturali, insufficiente personale e inadeguate risorse, crea un ambiente esplosivo, terreno fertile per tensioni, frustrazioni e disordini.

Il segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha denunciato la “profondissima emergenza” che attanaglia il sistema penitenziario, sottolineando l’assenza di misure adeguate per affrontare questa situazione di crisi.
L’episodio di Como non è che la manifestazione più recente di un problema strutturale che richiede interventi urgenti e radicali, non solo di gestione dell’emergenza, ma di riforma profonda del sistema penitenziario italiano, volto a garantire la sicurezza, la riabilitazione e il rispetto dei diritti umani dei detenuti, e al tempo stesso, la sicurezza degli operatori penitenziari.

La tragedia di Como urla la necessità di un cambiamento di paradigma, che ponga al centro la dignità umana e la rieducazione, piuttosto che la mera detenzione.

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