La comunità di Cormons, ancora scossa dal tragico evento che ha causato la perdita di due vite umane e il ferimento di un abitante, si confronta con una situazione di rischio franoso persistente e in evoluzione.
A seguito di un’approfondita analisi tecnica condotta dalla Protezione Civile Friuli Venezia Giulia, è stato delineato uno scenario complesso che coinvolge un volume stimato di circa 13.000 metri cubi di materiale instabile potenzialmente suscettibile a ulteriori movimenti.
Questo panorama di rischio è stato suddiviso in tre zone distinte, ciascuna caratterizzata da un diverso grado di vulnerabilità e tempi di intervento previsti.
La prima area, definita “rossa”, rappresenta il perimetro di massima priorità e richiede interventi di consolidamento radicali e a lungo termine.
Nove residenti, che abitano in questa zona, dovranno essere temporaneamente ricollocati e assistiti fino al completamento delle operazioni di messa in sicurezza, un processo che si prefigge di mitigare il rischio di nuove frane e garantire la loro incolumità.
Successivamente, si prevede un’area con restrizioni di accesso più contenute, per un periodo stimato in circa tre mesi, che impatterà direttamente su ventiquattro persone.
La restante porzione di territorio, classificata come area di graduale ritorno alla normalità, interesserà circa cinquanta residenti, ai quali, nel corso dei prossimi mesi, sarà progressivamente consentito il rientro nelle proprie abitazioni, in condizioni di sicurezza adeguata e con costante monitoraggio del territorio.
La Protezione Civile regionale ha attivato un piano di assistenza che include misure di ristoro economico per i cittadini evacuati e la fornitura di soluzioni di accoglienza alberghiera, finanziate interamente dall’ente stesso.
Questo impegno dimostra la volontà di supportare la comunità nella fase di transizione e di alleviare l’impatto psicologico e materiale derivante dall’emergenza.
Nonostante le prime azioni di mitigazione, l’evoluzione dei modelli di simulazione franosa indica una dinamica ancora in corso, suggerendo che il fenomeno non ha raggiunto la sua fase conclusiva.
L’ulteriore precipitazione rappresenta un fattore di rischio significativo, in grado di innescare nuovi movimenti di massa e amplificare la vulnerabilità del territorio.
La costante sorveglianza, l’analisi continua dei dati e la collaborazione tra le istituzioni locali e la Protezione Civile regionale rimangono elementi cruciali per la gestione dell’emergenza e la salvaguardia della popolazione.
L’attenzione si concentra ora sulla prevenzione e sulla ricerca di soluzioni strutturali durature, volte a garantire la stabilità del versante e a prevenire il ripetersi di tragedie simili.
La ricostruzione, non solo materiale ma anche sociale e psicologica, sarà un percorso lungo e complesso, che richiederà un impegno costante e una profonda solidarietà da parte di tutti.








