Un inquietante ritrovamento ha scosso la comunità di Cornigliano, innescando un’indagine complessa e articolata.
 Ieri, all’interno di un magazzino dismesso all’ex Ilva, una guardia di vigilanza privata ha rinvenuto una scatola contenente un arsenale improvvisato: due molotov, razzi di segnalazione alterati, bulloni, sassi e uno striscione con il messaggio criptico “No al forno”.
La scelta del luogo, un’area interna allo stabilimento, non accessibile al pubblico e priva di sistemi di videosorveglianza operativi – a causa di malfunzionamenti nel server che ne hanno compromesso la funzionalità – suggerisce una preparazione meticolosa e una conoscenza approfondita delle dinamiche interne all’area industriale.
L’analisi preliminare dei reperti, affidata alla polizia scientifica, ha rivelato dettagli significativi.
I razzi di segnalazione, precedentemente riempiti con materiale pirotecnico, sono stati svuotati e modificati, con la scritta “Acab” – acronimo di “All Cops Are Bastards” – applicata in maniera rudimentale.
Questo elemento, unito alla presenza di bulloni e sassi, indica una volontà di potenziare l’impatto distruttivo dei dispositivi, suggerendo un’azione mirata e premeditata.
La Procura della Repubblica, ritenendo la gravità dei fatti, ha deciso di delegare l’indagine ad un magistrato specializzato della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, aprendo un fascicolo per detenzione e fabbricazione illegale di materiale esplodente.
 L’approccio investigativo si concentra sull’identificazione dei responsabili e sulla ricostruzione delle motivazioni che hanno spinto all’azione.
Gli inquirenti stanno valutando diverse piste investigative.
 L’ipotesi di un gesto dimostrativo, volto a protestare contro un progetto specifico, come l’installazione di un “forno” industriale, è al vaglio, ma non è l’unica.
 Non si esclude la possibilità che il materiale fosse destinato a un utilizzo futuro, magari in occasione di eventi o manifestazioni.
 Un’altra linea di indagine considera la possibilità che i responsabili, preparati per compiere l’azione, siano stati costretti ad abbandonare il luogo prima di poterla realizzare, per evitare di essere scoperti dalla vigilanza o da altre forze dell’ordine.
L’evento solleva interrogativi sulla sicurezza del sito industriale, sulla sua vulnerabilità ad azioni vandaliche e sulla capacità di prevenire e reprimere comportamenti illegali.
 L’indagine, complessa e delicata, mira a fare luce sulle dinamiche che hanno portato a questo ritrovamento e a garantire che simili episodi non si ripetano.
 La comunità attende con apprensione i risultati dell’inchiesta, sperando in una rapida identificazione dei responsabili e in un ritorno alla tranquillità.



 
                                    


