Il clima teso che ha accompagnato l’incontro di Serie C tra Crotone e Siracusa, disputatosi il 20 settembre scorso allo stadio “Scida”, ha lasciato un’eredità di provvedimenti amministrativi e potenziali ripercussioni legali per cinque sostenitori siracusani.
L’episodio, radicato nella dinamica della passione calcistica che, a volte, degenera in comportamenti lesivi dell’ordine pubblico, ha visto l’irrogazione di Daspo, misure restrittive emesse dal questore Renato Panvino, a seguito di un’indagine condotta dalla Divisione Investigativa Generale e Operativa Sicurezza (Digos) di Crotone.
L’azione contestata ai tifosi coinvolti ruota attorno all’accensione di sei fumogeni all’interno del settore ad essi riservato.
La condotta, caratterizzata da un tentativo di elusione dei controlli, mirava a celare l’attività, ma è stata efficacemente smentita dall’analisi delle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza dello stadio.
Queste, con un dettaglio impressionante, hanno permesso di ricostruire la sequenza degli eventi e, crucialmente, di identificare i responsabili.
La collaborazione tra la Digos di Crotone e l’omologo ufficio della Questura di Siracusa ha rappresentato un elemento chiave per il successo dell’indagine.
Questo esempio di cooperazione interprovinciale sottolinea l’importanza di un approccio coordinato nella gestione dei fenomeni legati alla violenza negli eventi sportivi, consentendo di superare le barriere territoriali e rafforzare l’efficacia delle azioni repressive.
La gravità dell’atto, che ha comportato un potenziale pericolo per l’incolumità dei tifosi stessi, ammassati in uno spazio limitato, e per il personale di steward impiegato nel servizio di sicurezza, ha determinato una rigorosa valutazione da parte delle autorità.
La Divisione Polizia Anticrimine della Questura crotonese ha quindi curato la complessa fase istruttoria, culminata nella disposta durata dei Daspo, variabili tra uno e cinque anni.
Per uno dei soggetti individuati, è stata inoltre imposta l’obbligo di presentazione periodica presso la Questura durante lo svolgimento delle competizioni sportive, misura volta a monitorarne gli spostamenti e prevenire ulteriori violazioni.
L’irrogazione di queste misure, oltre a sanzionare i comportamenti illegali, mira a ristabilire un clima di sicurezza e rispetto all’interno degli stadi, preservando il diritto di tutti i tifosi a godere di un evento sportivo in condizioni di serenità e legalità.
L’episodio solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla necessità di un’educazione sportiva che promuova il fair play e il rispetto delle regole, elementi essenziali per la corretta convivenza e la tutela della legalità nel contesto degli eventi calcistici.







