Cuore Battente: Trapianto Rivoluzionario a Torino

Un’Evoluzione nella Trapiantologia: Il Cuore Battente, un Nuovo Orizzonte per la MedicinaUn evento straordinario ha recentemente segnato un passo avanti significativo nella trapiantologia, avvenuto presso l’ospedale Molinette di Torino: il trapianto di un cuore mantenuto in perfusione e, quindi, battente, dall’atto del prelievo fino all’impianto nel ricevente.
Questa procedura, frutto di una complessa logistica e di un’innovativa tecnica chirurgica, ha visto coinvolti professionisti di diverse nazioni, unendo competenze e risorse per offrire una speranza concreta a un paziente in attesa.

La genesi di questo successo risiede in una visione all’avanguardia che supera i limiti imposti dalla tradizionale gestione degli organi da trapiantare.
La tecnologia, in questo caso, non è semplicemente un supporto, ma un elemento imprescindibile per preservare la vitalità dell’organo.

Il cuore, proveniente da una donatrice greca individuata e segnalata dal Centro Nazionale e Regionale Trapianti, ha affrontato un viaggio di oltre 1.600 chilometri, mantenendo la sua funzione vitale grazie a un sofisticato sistema di perfusione extracorporea (OCS Heart, Transmedics), donato dalla Fondazione La Stampa Specchio dei Tempi.
Questo sistema, che replica le condizioni fisiologiche del corpo umano, ha permesso di evitare il periodo di ischemia – la mancanza di ossigenazione legata alla sospensione del flusso sanguigno – che normalmente compromette la qualità dell’organo e riduce le possibilità di successo del trapianto.

La durata totale dell’operazione, comprensiva del trasporto e dell’impianto, si è estesa per 8 ore, un intervallo di tempo che, con le tecniche tradizionali, sarebbe stato inaccettabile.
L’Italia, già protagonista di questa rivoluzionaria pratica, ha realizzato lo scorso anno il primo trapianto al mondo di cuore mantenuto battente dall’inizio alla fine della procedura, presso l’Azienda Ospedaliera di Padova.
L’esperienza accumulata e la costante ricerca di soluzioni innovative hanno permesso di perfezionare ulteriormente questa tecnica, portando a un’eccellenza che si manifesta con il caso di Torino.

Il ricevente, un uomo di 65 anni affetto da cardiomiopatia dilatativa post-infartuale, si trovava in attesa di un trapianto da circa un anno.
L’intervento, eseguito da un team di chirurghi guidati dal professor Massimo Boffini e dal professor Antonino Loforte, ha richiesto una meticolosa pianificazione e una perfetta sincronizzazione.

Mentre il cuore veniva trasportato, sempre in perfusione, il paziente veniva preparato in sala operatoria, con l’impianto di un sistema di circolazione extracorporea per sostenerne le funzioni vitali.
Il cuore, mantenuto in perfusione e sorretto dalle mani dei chirurghi, è stato quindi impiantato nel pericardio, la cavità naturale del cuore.

La dottoressa Rosetta Lobreglio, anestesista, ha garantito la stabilità delle condizioni del paziente durante l’intera procedura.

L’evento rappresenta un punto di svolta nella trapiantologia moderna.
Il mantenimento del battito cardiaco durante il trasporto e l’impianto riduce significativamente il rischio di danno tissutale e migliora la funzione dell’organo dopo il trapianto.
Questa tecnica apre nuovi scenari per la preservazione degli organi, consentendo di estendere la disponibilità di organi idonei per il trapianto e di migliorare i risultati clinici per i pazienti in attesa.
Il direttore generale dell’ospedale, Livio Tranchida, sottolinea l’importanza del lavoro dei professionisti coinvolti, evidenziando come questo intervento rappresenti un’eccellenza italiana riconosciuta a livello europeo e un esempio del valore dei talenti operanti nella Città della Salute e della Scienza di Torino.

La storia si conclude con una nota di speranza e dimostra come l’innovazione e l’ingegno possano portare a risultati straordinari, offrendo una nuova prospettiva per la medicina del futuro.

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