L’emersione di un video deepfake, veicolato attraverso i canali di un esponente di Alternativa Popolare, e riguardante la Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, non costituisce una forma di satira o un legittimo esercizio del dissenso politico.
Si tratta di un atto grave, potenzialmente destabilizzante, che rivela una preoccupante tendenza all’erosione della fiducia e alla manipolazione dell’informazione, e che conferma le nostre ripetute sollecitazioni a intervenire con strumenti legislativi efficaci.
Le nostre precedenti avvertenze riguardo alla potenziale escalation di fenomeni di questo tipo, in assenza di una cornice normativa chiara e di meccanismi di tutela adeguati, si sono tragicamente concretizzate.
La scelta di una certa parte politica di ignorare queste istanze e di respingere proposte di emendamento al decreto Ia si rivela ora particolarmente miope, considerando le conseguenze che ne derivano.
La diffusione di video manipolati, capaci di instillare odio, fomentare la violenza e delegittimare figure istituzionali, non è un incidente isolato.
L’episodio che riguarda la Presidente Proietti rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato: l’arbitrarietà di questi strumenti significa che chiunque, dai rappresentanti politici agli amministratori locali, fino al singolo cittadino, può diventare vittima di una campagna diffamatoria orchestrata con una facilità allarmante.
Questa capacità di diffondere disinformazione con un semplice clic avvelena il dibattito pubblico, scredita le istituzioni e mina la stessa coesione sociale, compromettendo i principi fondanti della democrazia.
L’episodio deve essere letto anche alla luce di recenti segnalazioni relative alla proliferazione di presunti corpi paramilitari, presumibilmente creati adducendo la necessità di ‘difesa dell’ordine pubblico’.
Si tratta di un intreccio inquietante che suggerisce una deriva verso forme di autoritarismo e di controllo sociale, che impone un’attenta verifica e un’azione preventiva.
Esprimo la mia piena solidarietà alla Presidente Proietti, auspicando che questo gesto di supporto sia condiviso da tutte le forze politiche, al di là delle divisioni ideologiche.
Ribadisco con urgenza la necessità di un intervento legislativo urgente e mirato: il diritto all’immagine, alla voce e all’identità di una persona non può essere violato, distorto o utilizzato senza un consenso esplicito.
La politica, nel suo complesso, ha il dovere morale di condannare con fermezza queste pratiche, perché il silenzio, in questo contesto, costituisce una tacita approvazione di una pericolosa spirale di intimidazione e violenza digitale, con ripercussioni potenzialmente devastanti per la nostra società.
È fondamentale che si promuova una cultura della responsabilità e della trasparenza, che contrasti la disinformazione e che protegga i diritti fondamentali dei cittadini nell’era digitale.








