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sabato 15 Novembre 2025

Divario Occupati-Pensionati: Allarme Cgia, il Sud in Crisi

L’analisi del divario tra occupati e pensionati nel 2024, condotta dalla Cgia, proietta un quadro demografico e socio-economico allarmante per l’Italia, con disomogeneità marcate tra Nord e Sud del Paese.

La provincia di Lecce emerge come il fulcro di questa criticità, con un saldo negativo di -90.306 unità, seguita da Reggio Calabria (-86.977), Cosenza (-80.430), Taranto (-77.958) e Messina (-77.002).
Questo squilibrio non è riconducibile unicamente all’invecchiamento fisiologico della popolazione e al pensionamento, ma è inestricabilmente legato alla prevalenza di trattamenti assistenziali e pensioni di invalidità, indicatori di una situazione sociale complessa e di una debolezza del mercato del lavoro.

La Cgia evidenzia una concatenazione di fattori che, interagendo tra loro, hanno portato a questa situazione: un crollo delle nascite che ha ridotto il numero di nuovi contribuenti, un progressivo invecchiamento della forza lavoro, un tasso di occupazione significativamente inferiore alla media europea e una diffusa precarietà lavorativa, con un numero elevato di lavoratori in nero o con contratti atipici.
Questa combinazione ha generato una progressiva diminuzione della base contributiva e un’ampliamento del bacino di beneficiari di prestazioni sociali, creando una spirale difficile da invertire.

La tendenza al peggioramento è prevista a livello nazionale, investendo anche le aree economicamente più avanzate.

Sorprendentemente, lo studio rivela che otto province settentrionali condividono lo stesso destino, con un numero di pensionati superiore a quello degli attivi: Rovigo, Sondrio, Alessandria, Vercelli, Biella, Ferrara, Genova e Savona.
In Liguria, la situazione è particolarmente critica, con due province su quattro che presentano un saldo negativo, mentre in Piemonte sono tre su otto.
Nonostante il quadro generale sia preoccupante, cinque province meridionali mostrano un saldo positivo: Matera, Pescara, Bari, Cagliari e Ragusa.

Tuttavia, queste eccezioni non mitigano la gravità della situazione complessiva.

Un ulteriore elemento di allarme è rappresentato dall’indice di anzianità dei dipendenti privati: la Basilicata guida la classifica con un valore di 82,7, indicando che ogni cento dipendenti al di sotto dei 35 anni, ve ne sono 82,7 con più di 55 anni.

Anche Sardegna, Molise, Abruzzo e Liguria presentano valori elevati, ben al di sopra della media nazionale (65,2).
Emilia Romagna, Campania, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige, pur affrontando la stessa problematica, mostrano una situazione leggermente più contenuta.
L’analisi della Cgia non solo quantifica lo squilibrio demografico ed economico in atto, ma sottolinea l’urgenza di interventi strutturali volti a stimolare la natalità, incentivare l’occupazione stabile e di qualità, ridurre la precarietà lavorativa e, in definitiva, a riequilibrare il sistema pensionistico, per garantire la sostenibilità del welfare state e la prosperità futura del Paese.
La situazione attuale non è semplicemente una questione di numeri, ma un campanello d’allarme che richiede un’azione decisa e coordinata a livello nazionale.

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