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giovedì 20 Novembre 2025

Donne imprenditrici nelle Marche: un tessuto in crescita e sfide da superare

Nelle Marche, il tessuto imprenditoriale rivela una dinamica significativa: le imprese femminili costituiscono una componente essenziale, rappresentando quasi un quarto del totale regionale.

I dati elaborati dai Centri Studi di CNA e Confartigianato Marche dipingono un quadro articolato, dove i settori del commercio (6.900 unità) e dell’agricoltura (5.861) si confermano i più vivaci, seguiti da servizi (3.996), produzione manifatturiera (3.342), ospitalità e ristorazione (2.854), immobiliare (1.726), servizi alle imprese (1.249) e attività professionali, scientifiche e tecniche (1.216).

Questa presenza femminile, tuttavia, non è omogenea nel tempo.

L’analisi del percorso di queste realtà imprenditoriali indica una forte concentrazione di avvii post-millenari, testimoniando un’evoluzione nel ruolo e nell’aspirazione femminile nel mondo del lavoro, particolarmente accentuata dopo il 2000.
Un dato significativo è l’elevato livello di istruzione delle imprenditrici, con una percentuale di laureate pari al 24%, superiore al 21% degli imprenditori maschi, suggerendo un cambiamento profondo nelle competenze e nelle competenze richieste per la gestione di un’impresa.
Nonostante questo, l’età media delle imprenditrici marchigiane si attesta a 55,8 anni, un fattore che potrebbe riflettere sia la transizione generazionale che le sfide legate alla continuità e al ricambio delle leve aziendali.

Un aspetto particolarmente rilevante è l’attenzione al benessere dei dipendenti: le imprese femminili, con una spiccata sensibilità sociale, adottano politiche di conciliazione tra vita privata e professionale in una percentuale superiore rispetto alle imprese a guida maschile (28% contro il 21,6%), un segnale di un modello di gestione più orientato al capitale umano e alla sostenibilità sociale.
La composizione etnica delle imprenditrici marchigiane arricchisce ulteriormente questo panorama, con 2.826 unità provenienti da diverse comunità straniere, tra cui cinesi (626), rumene (341), albanesi (175) e marocchine (129).

Questa diversità testimonia l’integrazione e la capacità di innovazione che derivano dall’incontro di culture e competenze differenti.

Negli ultimi anni, le imprese femminili ad alta intensità di conoscenza hanno visto una crescita quasi raddoppiata, evidenziando una tendenza verso settori più innovativi e orientati alla ricerca e sviluppo.

Tuttavia, le difficoltà persistono.
L’analisi Unioncamere rivela una maggiore fragilità nel percorso di queste realtà, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni dal lancio inferiore rispetto alle imprese guidate da uomini (67,5% contro il 31%).
Le presidenti di Donne Impresa Confartigianato Marche, Katia Sdrubolini, e di Cna Impresa Donna, Daniela Zepponi, sottolineano come la dipendenza dal capitale proprio o familiare, per la maggior parte delle imprese femminili, rappresenti una vulnerabilità.

Per superare queste sfide, si rende urgente un accesso più agevole al credito, un sistema di welfare che supporti la conciliazione tra vita familiare e professionale, una semplificazione burocratica, un’offerta più ampia di servizi per l’infanzia e un rafforzamento dei servizi sociali territoriali.

L’evoluzione del tessuto imprenditoriale marchigiano richiede un approccio olistico, che valorizzi il contributo delle donne e rimuova gli ostacoli che ne limitano il potenziale di crescita e sviluppo.

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