Elkann difende la Juve, svende La Stampa: un paradosso inquietante.

Il recente rifiuto di John Elkann all’offerta di acquisizione della Juventus, espresso con un messaggio video che ne sottolineava l’intangibilità, si configura come un paradosso stridente se confrontato con le vicende che tormentano il quotidiano La Stampa e l’intero gruppo Gedi.
Un contrasto che il Comitato di Redazione (Cdr) del giornale ha denunciato con amarezza, evidenziando come la stessa famiglia industriale che difende il patrimonio calcistico si stia svendendo, apparentemente senza scrupoli, del suo patrimonio informativo.
La decisione di dismettere Gedi, comprensivo di testate storiche come Repubblica, radio e altre testate locali, rappresenta una cesura dolorosa per un’eredità che affonda le radici nel 1926, quando La Stampa si inserì in un contesto industriale di riferimento.
Si tratta di un patrimonio culturale e professionale di inestimabile valore, un archivio di memoria collettiva e un osservatorio privilegiato sulla realtà italiana ed europea.
La Stampa, in particolare, ha incarnato per decenni un punto di riferimento per il Piemonte, il Nord Ovest e l’intero continente, portando avanti con orgoglio i valori di Norberto Bobbio e Galante Garrone: europeismo, difesa della Costituzione, pluralismo e libertà di espressione, pilastri fondamentali di una democrazia autentica.

Questi non sono semplici principi retorici, ma il fondamento stesso di un giornalismo indipendente e responsabile.
Il gesto di solidarietà di Elkann alla redazione, dopo l’assalto del 30 novembre, e la retorica di un’unità indistinguibile tra proprietà, direzione e redazione, appaiono ora come vuote promesse, smentite dalla successiva comunicazione ufficiale di Exor che sancisce l’uscita dal settore editoriale.
La cessione a un investitore greco e l’incertezza sul futuro de La Stampa alimentano un senso di profondo sconcerto.
La preoccupazione non si limita alla mera tutela di un marchio storico, ma riguarda il destino di un centinaio di persone, giornalisti, poligrafi, tecnici, amministrativi e collaboratori, le cui vite professionali e familiari sono intrecciate con la sopravvivenza del giornale.

L’apparente indifferenza del governo, testimoniata dalle superficiali menzioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il festival di Atreju, accresce la rabbia e la frustrazione.
La vendita di Gedi non è solo un affare economico, ma una questione di dignità, di responsabilità sociale e di tutela del diritto all’informazione, un pilastro imprescindibile di una società democratica.
Il futuro de La Stampa, e di tutto il patrimonio informativo che rappresenta, è oggi appeso a un filo, esigendo un’azione urgente e concreta da parte di istituzioni e stakeholder.

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