Ercolano: Sequestrata discarica tessile abusiva, un’ecomafia tessile

A Ercolano, nel cuore dell’area vesuviana, è stata smascherata un’attività illecita che getta una luce cruda sulla gestione sommersa dei rifiuti tessili e sulle dinamiche di un’economia parallela che elude rigorosamente i controlli e i requisiti normativi.
L’intervento della Compagnia della Guardia di Finanza di Portici ha portato al sequestro di un’area di 500 metri quadrati, trasformata in un deposito abusivo di proporzioni notevoli: 65 tonnellate di rifiuti tessili, classificati come speciali non pericolosi, ammassate in un contesto di gravi irregolarità.
L’area sequestrata, oltre alla mole considerevole di rifiuti tessili, ha rivelato la presenza di circa una tonnellata di rifiuti plastici, a testimonianza di una gestione ancora più ampia e disordinata.
La presenza di attrezzature da lavoro, banchi, bilance e un assortimento di contenitori (ceste metalliche, contenitori in plastica) sottolinea la natura strutturata dell’attività illegale, ben oltre un semplice accumulo occasionale.
Un uomo di 50 anni, con precedenti penali, è stato denunciato per inquinamento ambientale, per violazioni delle normative antincendio e per furto di energia elettrica, reati che aggrediscono non solo l’ambiente, ma anche la sicurezza pubblica e l’etica professionale.

La sua figura incarna l’ingranaggio di un sistema che sfrutta la mancanza di controlli e la vulnerabilità del territorio.

Le indagini hanno rivelato che il deposito fungeva da punto nevralgico per il commercio all’ingrosso, il recupero, la messa in riserva e il trattamento di tessuti di seconda mano, operazione condotta in palese violazione delle normative igienico-sanitarie.
L’assenza di qualsiasi tracciabilità e sanificazione dei materiali rappresenta un rischio concreto per la salute pubblica, potendo favorire la diffusione di agenti patogeni e contaminanti.

L’attività, completamente sconosciuta al fisco e priva di qualsiasi autorizzazione, si inserisce in una filiera illegale che alimenta un mercato parallelo, spesso legato a dinamiche di sfruttamento e degrado sociale.

La mancanza di impianti antincendio, assolutamente imprescindibili data la notevole quantità di materiale infiammabile stoccato, costituisce una gravissima violazione che mette a rischio l’incolumità dei lavoratori e dell’intera comunità.

Parti dei capi usati erano già pronte per essere immesse nel mercato nero, prive di documentazione che ne attestasse l’origine, la provenienza e la qualità, alimentando un circuito commerciale opaco e incontrollato.
L’impianto elettrico, manomesso per l’allaccio abusivo alla rete nazionale, denota una spregiudicata volontà di eludere i costi e le responsabilità derivanti dall’utilizzo regolare dell’energia.

Questo caso non è un evento isolato, ma il sintomo di una più ampia problematica legata alla gestione dei rifiuti tessili, un settore in forte crescita a causa dell’aumento del consumo e della rapida obsolescenza dei capi di abbigliamento.
L’intervento delle forze dell’ordine rappresenta un passo importante per contrastare questo fenomeno, ma è necessario un impegno strutturale, che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini, per promuovere un’economia circolare più sostenibile e trasparente, che valorizzi le risorse e protegga l’ambiente.

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