Nel drammatico epilogo del processo per l’omicidio di Andrea Bossi, la Procura di Busto Arsizio, rappresentata dal pubblico ministero Giulia Grillo, ha formalizzato la richiesta di ergastolo perpetuo per Douglas Carolo e Michele Caglioni, due giovani imputati per il delitto avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024 a Cairate.
La richiesta di pena, ferma e inappellabile, si fonda su una ricostruzione degli eventi basata su prove convergenti e testimonianze indirette, che puntano a dimostrare la loro responsabilità con dolo premeditato.
Il ragionamento del pm Grillo, esposto in aula, si è focalizzato sull’incongruenza e la falsità delle dichiarazioni fornite dai due imputati nel corso delle indagini.
Entrambi, a detta della Procura, hanno tentato di eludere la verità, costruendo narrazioni contraddittorie che hanno solo rafforzato il sospetto di una cospirazione volta a occultare il loro coinvolgimento nell’efferato crimine.
L’accusa non ha lasciato spazio a interpretazioni alternative, escludendo categoricamente la possibilità di attenuanti generiche, al contrario evidenziando la presenza di un’aggravante di premeditazione, elemento cruciale per la determinazione della pena massima.
Il movente, secondo la Procura, si radica in una ricerca di gratificazione immediata, in un’assenza di progetti futuri e in una volontà di perseguire uno stile di vita lussuoso e insostenibile, alimentato da un’avidità insaziabile.
L’azione dei due, descritta come una pianificazione meticolosa, è stata aggravata dalla loro condotta post-omicidio, mirata a distruggere ogni traccia e a ostacolare le indagini.
Particolarmente incriminante è risultato il loro comportamento al momento dell’arresto, immortalato in intercettazioni che li ritraggono in un atteggiamento derisorio e beffardo nei confronti della gravità del loro gesto.
Davide Toscani, legale della famiglia Bossi, ha espresso pieno appoggio alla richiesta d’accusa, sottolineando come l’ergastolo rappresenti l’unica forma di giustizia che la famiglia possa ricevere.
“Noi oggi non chiediamo indulgenza, chiediamo giustizia,” ha affermato, riassumendo il sentimento di profonda sofferenza e rabbia che anima i familiari della vittima.
In contrasto con la ferma accusa, la difesa di Douglas Carolo, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona, ha contestato la validità delle prove presentate, sostenendo che la Procura non è riuscita a stabilire con certezza chi abbia materialmente ucciso Andrea Bossi.
Gli avvocati hanno puntato l’attenzione sulle azioni di Michele Caglioni, evidenziando come sia stato lui a prelevare contanti dal bancomat della vittima e a vendere i gioielli rubati ai Compro Oro, elementi che, a loro avviso, potrebbero indicare un ruolo diverso da quello di co-autore del delitto.
L’avvocato Nicolò Vecchioni, difensore di Michele Caglioni, ha delineato la figura del suo assistito come vittima manipolata e terrorizzata dalle minacce di Douglas Carolo, descrivendolo come una “pedina” in un gioco più grande, un “carne da cannone” sacrificato per coprire le tracce dell’altro imputato.
In particolare, l’avvocato ha sottolineato l’importanza del prelievo al bancomat, evidenziando come Caglioni sia stato deliberatamente esposto al rischio di essere scoperto, lasciando una traccia documentale che lo lega irrimediabilmente ai reati contestati.
Questa strategia, a detta della difesa, mirava a depistare le indagini e a scaricare la responsabilità su Caglioni, proteggendo il vero mandante del crimine.
La vicenda si configura quindi come un complesso intreccio di accuse, negazioni e strategie difensive, lasciando la decisione finale in mano al giudice e al futuro processo di appello.




