Riteniamo inaccettabile e ci opporremo con voto contrario alla delibera che autorizzerebbe l’espansione della fabbrica di armamenti della società Rwm, parte del Gruppo Rheinmetall, a Domusnovas, in Sardegna.
La decisione, che sarà sottoposta all’attenzione della Giunta Regionale, solleva questioni etiche, economiche e ambientali di gravissima importanza.
Le attività di Rheinmetall, come ampiamente documentato anche da fonti autorevoli come Der Spiegel, forniscono munizioni di precisione da 120 mm, attivamente impiegate nelle operazioni militari in corso a Gaza.
Sostenere, anche indirettamente, un’industria bellica che alimenta conflitti e causa sofferenze inaudite, è moralmente insopportabile e contrasta con i valori di pace e progresso che dovrebbero guidare la nostra comunità.
L’espansione di Rwm a Domusnovas si inserisce in un quadro allarmante: l’azienda, uno dei maggiori produttori di armamenti a livello globale, ha registrato un incremento vertiginoso del fatturato nel 2024, superando gli 11,4 miliardi di dollari.
Tale crescita, trainata da un aumento del 58% nelle vendite di armi e munizioni, testimonia la spietata logica del profitto che prevale sulla tutela della vita umana e sulla responsabilità sociale.
La Sardegna, isola ricca di storia, cultura e risorse naturali, non può e non deve essere complice di questa dinamica.
L’arcipelago già sopporta un peso militare sproporzionato e l’aggiunta di un’industria bellica aggraverebbe ulteriormente la situazione, condannando il territorio a diventare retrovia di un’economia di guerra e perpetuando un modello di sviluppo predatorio e insostenibile.
Questo progetto rappresenta un ricatto implicito: la promessa di posti di lavoro in cambio dell’accettazione di attività invasive, distruttive per l’ambiente e divisive per la comunità.
Un modello che ha dimostrato la sua inefficacia nel lungo periodo, lasciando dietro di sé solo capannoni disabbandonati e giovani costretti a emigrare in cerca di un futuro migliore.
Chiediamo pertanto alla Presidente della Regione e a tutti i rappresentanti politici di avviare un ampio confronto pubblico su questo tema cruciale, coinvolgendo non solo le forze politiche di centrosinistra, ma anche la società civile, le associazioni ambientaliste, i movimenti pacifisti e le organizzazioni sindacali.
È urgente ripensare il modello di sviluppo della Sardegna, puntando su settori strategici che promuovano la transizione ecologica ed energetica, l’innovazione tecnologica, l’agricoltura sostenibile, il turismo responsabile e la valorizzazione delle risorse locali.
Investire nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie verdi, nell’economia circolare, nella formazione professionale e nella creazione di imprese innovative può generare posti di lavoro di qualità, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, migliorare la competitività delle imprese sarde e garantire un futuro prospero e sostenibile per le nuove generazioni.
La nostra visione è quella di un’isola che si distingua per la sua bellezza paesaggistica, la sua ricchezza culturale, la sua qualità della vita e il suo impegno per la pace e la giustizia sociale.
Un’isola che sappia costruire ponti, non muri; che promuova il dialogo, non la guerra; che investa nel futuro, non nel passato.






