Femminicidio: Una Nuova Legge, Una Profonda Sfida Culturale

L’entrata in vigore della nuova legge sul femminicidio segna un punto di svolta nella risposta giuridica del nostro Paese alla drammatica piaga della violenza di genere.
Non si tratta semplicemente di un atto legislativo, ma di un riconoscimento formale di un fenomeno sociale profondamente radicato, che si manifesta attraverso l’annientamento fisico e la negazione della libertà di esistere delle donne.

L’introduzione del delitto di femminicidio, un’eccezionale convergenza di normativa nazionale e ispirazioni sovranazionali, implica un’analisi più precisa e una condanna più severa di omicidi motivati da una logica di controllo e possesso, elementi che trascendono la mera violenza fisica.

La legge rappresenta un tentativo di denominare l’indicibile, di dare voce a una realtà che troppo a lungo è stata marginalizzata e banalizzata.
Le nuove definizioni giuridiche – controllo, libertà, possesso, interruzione di una relazione – riflettono una crescente consapevolezza della complessità delle dinamiche di violenza e della necessità di intervenire non solo dopo il tragico evento, ma anche nelle fasi pre-omicidio, quando i segnali di pericolo sono spesso presenti, seppur in forma latente.

Paola Di Nicola Travaglini, esperta di diritto penale e consulente della Commissione sul femminicidio, sottolinea che l’efficacia trasformativa della legge dipenderà in modo cruciale dalla formazione continua e multidisciplinare di tutti gli operatori del settore: magistrati, forze dell’ordine, personale sanitario, educatori.

La disparità tra l’avanzatezza della legislazione italiana e l’inadeguata capacità di contrastare la violenza maschile contro le donne rivela una frattura profonda, non di natura giuridica, ma culturale e formativa.
Non basta emanare leggi; è necessario un cambio di mentalità che coinvolga l’intera società.

Un elemento chiave in questo processo di rinnovamento è la recente revisione della legge sul consenso.

La riforma, basata sulle indicazioni dei maggiori esperti del settore, mira a chiarire e rafforzare il concetto di consenso libero e attuale come elemento imprescindibile per la validità di qualsiasi atto sessuale.
Questa evoluzione legislativa non è un’innovazione assoluta, ma piuttosto una formalizzazione e un’espansione di interpretazioni già consolidate dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione.

L’impegno dell’Università locale, come sottolinea la rettrice Donata Vianelli, si traduce in azioni concrete volte a promuovere l’equilibrio di genere.

Questo impegno va oltre le dichiarazioni di intenti e si traduce in iniziative formative e di sensibilizzazione rivolte alla comunità studentesca e al personale docente, al fine di creare un ambiente accademico più sicuro e inclusivo.
La sfida è quella di tradurre i principi di uguaglianza e rispetto in comportamenti quotidiani, contrastando stereotipi e pregiudizi che alimentano la cultura della violenza.

L’istituzione universitaria assume così un ruolo attivo nella promozione di una cultura della parità e nella prevenzione di ogni forma di discriminazione e abuso.

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