L’attività investigativa in corso presso il centro di procreazione assistita dell’ospedale del Delta di Lagosanto, sospeso a seguito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, entra in una fase cruciale con l’avvio di un’analisi tecnica forense di estrema importanza.
La Procura di Ferrara, delegando l’incarico alla sostituto Barbara Cavallo, ha designato i consulenti tecnici Giuseppe Montagnola e Michele Sacchetti per procedere a un esame irripetibile dei dispositivi informatici sequestrati al responsabile della struttura.
L’indagine, che coinvolge sei persone, è scaturita da una segnalazione interna e solleva accuse gravissime, che vanno ben oltre una semplice irregolarità amministrativa.
Si ipotizzano, tra l’altro, falsificazioni documentali relative a procedure diagnostiche e di impianto embrionale, illecite pratiche che avrebbero deliberatamente ingannato pazienti vulnerabili.
Particolarmente inquietante è l’accusa di procurato aborto, derivante da una presunta confusione nell’identificazione degli embrioni impiantati, con conseguente inganno deliberato volto a indurre una paziente a interrompere una gravidanza.
L’analisi forense dei computer, dei telefoni e di altri dispositivi elettronici si propone di ricostruire una precisa cronologia degli eventi, estrapolando dati e documentazione che possano gettare luce sulle dinamiche interne al centro.
L’obiettivo primario è quello di ricostruire le comunicazioni tra il personale medico e le pazienti, tracciando i flussi informativi e le relazioni interpersonali che hanno caratterizzato l’attività della struttura.
La perizia tecnica si prefigge di individuare eventuali anomalie, discrepanze e incongruenze che possano corroborare o smentire le accuse mosse.
Le implicazioni etiche e legali di questa vicenda sono profonde e complesse.
La procreazione assistita, per sua natura, coinvolge questioni di grande delicatezza e sensibilità, che richiedono il massimo rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali.
Le accuse di falsificazione documentale e di procurato aborto, se confermate, rappresenterebbero una grave violazione di questi principi, con conseguenze potenzialmente devastanti per le vittime e per l’intera comunità scientifica.
Gli indagati, assistiti dai rispettivi legali, hanno la possibilità di nominare propri consulenti tecnici, al fine di garantire una difesa completa e accurata.
Analogamente, le persone offese, rappresentate da un team di avvocati, possono avvalersi di propri periti.
Questo processo di verifica incrociata mira a garantire l’obiettività e l’imparzialità delle indagini, nel rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte.
Il primo dicembre segnerà l’inizio di un’analisi tecnica che si preannuncia cruciale per fare luce su una vicenda che ha scosso il mondo della procreazione assistita.






