Figliə della Tempesta: un murale contro la violenza sulle donne a Roma

In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, Roma si arricchisce di un nuovo intervento artistico di Laika, “Figliə della Tempesta”, un murale che emerge con forza in via Tizii, a breve distanza dall’atrio dell’Università La Sapienza.

L’opera, ispirata dall’iconico canto femminista “La Niña del Sud”, rappresenta tre figure femminili: una donna sudanese, una palestinese e una europea, incarnando un crogiolo di storie e sofferenze che trascendono i confini geografici.
Questo lavoro si colloca all’interno di un percorso artistico che, negli anni, ha visto Laika confrontarsi con la violenza di genere e le sue radici patriarcali in diverse parti del mondo, da Città del Messico, passando per gli Stati Uniti e la Spagna, fino a irrompere ora nel tessuto urbano romano.

“Ritornare a esprimermi sui muri della mia città è un atto politico imprescindibile,” afferma l’artista, sottolineando come, in un periodo storico segnato da regressioni democratiche, conflitti armati e un’insidiosa rinascita di movimenti nazionalisti, la voce dell’arte debba farsi ancora più incisiva.
Laika non esita a tracciare una linea di continuità tra le tragedie che affliggono il pianeta e il sistema di potere che le genera.
“La deriva attuale della nostra società, la sua disumanizzazione, affonda le sue radici nel patriarcato,” dichiara.
Si pensi al conflitto israelo-palestinese, dove il numero di donne vittime supera le 28.000, o alla catastrofe umanitaria in Sudan, entrambe manifestazioni di una violenza strutturale alimentata da dinamiche di dominio e controllo.
“Sono metastasi di un cancro che richiede un intervento radicale,” aggiunge l’artista, evocando l’urgenza di una trasformazione profonda.

L’accusa si rivolge anche al contesto italiano, accusato di complicità attraverso l’espansione del commercio di armi e di un approccio superficiale alla violenza di genere.

Laika critica l’immobilismo delle istituzioni, che si limitano a iniziative simboliche e osteggiano l’educazione sessuoaffettiva, arrivando a pronunciare affermazioni – come quella del Ministro Nordio, che ha osato equiparare la violenza di genere a una predisposizione genetica – che negano la responsabilità sociale e culturale nel perpetuare tali dinamiche.
L’intervento artistico si configura dunque come un atto di rivendicazione transfemminista, fondato sulla convinzione che un futuro di pace, inclusione e liberazione dallo sfruttamento sia possibile solo attraverso una rivoluzione sociale radicale.
Laika ripone grande fiducia nelle nuove generazioni, portatrici di una coscienza critica e di una lotta incessante nei luoghi di studio e di lavoro.
“Siamo di fronte a un momento storico gravissimo e la battaglia che ci attende sarà ancora più ardua,” riconosce l’artista, lanciando un appello alla mobilitazione e alla solidarietà internazionale.

“Dal Sudan alla Palestina, fino all’Italia: Non una di meno” – un grido di battaglia che risuona come un monito e una promessa di cambiamento.

L’opera è stata presentata in anteprima all’Università La Sapienza, con una performance dedicata a Ilaria Sula, figura di riferimento per il collettivo studentesco e simbolo della lotta per i diritti delle donne.
L’evento si è inserito nel programma del festival transfemminista “Ci vogliamo vive”, promosso da Sinistra Universitaria, un’iniziativa che mira a creare spazi di confronto, riflessione e azione a favore di una società più giusta e inclusiva.

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