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sabato 15 Novembre 2025

Firenze: Protesta contro il piano scolastico, scuole a rischio.

Un’onda di sdegno e preoccupazione ha incrociato oggi il cuore di Firenze, con un corteo di centinaio di persone – docenti, amministratori locali, genitori e studenti, dai più giovani agli adolescenti – che si è radunato in Piazza Duomo per esprimere la ferma opposizione al Piano Nazionale di Riorganizzazione Scolastica.

L’obiettivo immediato della protesta è difendere la sopravvivenza del prestigioso Liceo Classico Michelangelo e dell’Istituto Comprensivo Capraia e Limite, entrambi minacciati dalla riorganizzazione imposta dal Ministero dell’Istruzione.
Emanuele Rossi, Segretario Generale della FLC CGIL Firenze, ha condannato con forza la decisione governativa, denunciandola come una manovra finanziaria a spese del futuro delle nuove generazioni.

“Questa è una scelta miope e distruttiva, dettata esclusivamente da logiche di bilancio e totalmente indifferente al valore intrinseco del sistema scolastico italiano,” ha affermato Rossi, sollecitando un intervento deciso da parte della Regione Toscana per salvaguardare le istituzioni scolastiche regionali e rifiutare l’imposizione di un modello centralizzato che ignora le specificità del territorio.

La Regione è chiamata ad esercitare un ruolo attivo nella difesa del diritto allo studio e a contrastare una politica che rischia di impoverire profondamente il tessuto sociale ed educativo toscano.

Il sindacato Flc CGIL non considera il piano di dimensionamento una semplice riorganizzazione burocratica, ma un attacco all’identità e alla qualità del sistema scolastico.
La perdita di autonomia delle scuole rischia di erodere la capacità di innovazione pedagogica, di personalizzazione dell’apprendimento e di risposta alle esigenze specifiche degli studenti e delle comunità locali.
Si paventa un impoverimento dell’offerta formativa, con la potenziale eliminazione di discipline umanistiche, scientifiche o artistiche considerate “non strategiche” in una visione riduttiva del sapere.
Le conseguenze di tale riforma si estenderebbero ben oltre l’aspetto economico, impattando negativamente sulla continuità didattica, sulla relazione insegnante-alunno e sulla capacità delle scuole di rappresentare un punto di riferimento essenziale per le famiglie.
L’indebolimento delle figure di presidio educativo, come i dirigenti scolastici, comprometterebbe ulteriormente la capacità delle scuole di promuovere un ambiente di apprendimento inclusivo e stimolante.
La protesta si configura quindi come un appello a difendere un modello di scuola pubblica radicato nel territorio, capace di valorizzare le diversità e di preparare i giovani a diventare cittadini consapevoli e responsabili.

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