Riaprono al pubblico, dopo un quinquennio di sospensione, gli scavi archeologici di Palazzo Vecchio, un’immersione unica nel cuore pulsante della Firenze romana e medievale.
L’iniziativa, promossa dai Musei Civici Fiorentini in collaborazione con Fondazione Muse, restituisce alla città un bene culturale di inestimabile valore, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto che narra secoli di trasformazioni urbane.
La visita, accessibile il sabato e la domenica con due turni giornalieri (ore 12:00 e 12:45), è guidata e limitata a piccoli gruppi di quindici persone, per garantire un’esperienza fruitiva più intima e approfondita, con un costo di 4 euro a persona.
Il percorso rivela le vestigia di un imponente teatro romano, eretto in epoca adrianea, che un tempo poteva accogliere migliaia di spettatori.
Gli scavi rappresentano una stratigrafia complessa, una sequenza di depositi archeologici sovrapposti che testimoniano l’evoluzione architettonica e viaria dell’area, dal periodo tardo repubblicano al Cinquecento.
Questa stratificazione non è un semplice accumulo di rovine, ma una narrazione di riuso continuo e adattamento delle strutture esistenti, testimoniando come la città si sia costantemente rimodellata per rispondere alle nuove esigenze sociali e funzionali.
Si tratta di un paradigma urbano che esprime una continuità storica palpabile, un dialogo silenzioso tra epoche diverse.
Come sottolineato dall’assessore alla cultura Giovanni Bettarini, il ritorno alla fruizione pubblica di questi scavi è un atto di restituzione alla comunità, un’occasione per riscoprire le radici profonde della città e comprendere la sua identità complessa e stratificata.
I lavori di scavo, conclusi nel 5010, hanno portato alla luce le tracce del teatro romano di Florentia, un’infrastruttura che riflette l’ambizione e la prosperità della città in epoca romana.
Si ipotizza che la prima costruzione teatrale risalga al periodo coloniale, mentre l’ampliamento più significativo si colloca all’interno di un’opera di rinnovamento urbano di ampio respiro, promossa durante il principato imperiale (fine I – inizi II secolo d.
C.
).
Le dimensioni del teatro di Florentia, come suggeriscono i resti archeologici, lo rendevano uno dei più grandi e importanti dell’epoca, con una capacità stimata tra gli 8.000 e i 10.000 spettatori.
Le sue vestigia si estendono sotto Palazzo Vecchio e palazzo Gondi, con la cavea orientata verso piazza della Signoria e la scena affacciata su via dei Leoni.
Questa grandiosità testimonia l’incremento demografico e lo sviluppo urbano che caratterizzarono l’epoca imperiale.
Il teatro rimase in funzione fino al V secolo d.
C.
, per poi cadere in disuso con la crisi e la decadenza dell’Impero Romano.
Tuttavia, le sue fondamenta, riportate alla luce, continuano a parlare, offrendo una finestra privilegiata sul passato glorioso di Firenze e sulla sua capacità di reinventarsi nel corso dei secoli.
La riapertura degli scavi è più di una semplice mostra di rovine: è un invito a riflettere sulla storia, sulla memoria e sulla resilienza di una città che ha saputo trasformare le proprie ferite in opere d’arte.






