L’inattesa ricomparsa di un esemplare di *Monachus monachus*, foca monaca, sulle spiagge di Numana, nelle Marche, ha generato un’ondata di emozioni e un acceso dibattito sulla gestione della sua presenza.
L’avvistamento, amplificato dalla concomitanza con le festività natalizie, ha trasformato una spiaggia già di per sé suggestiva in un punto focale di attenzione, attirando un flusso considerevole di curiosi e fotografi.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si è rapidamente trasformato in un appello urgente alla prudenza e al rispetto.
La foca monaca, specie marina gravemente minacciata e protetta a livello internazionale, è particolarmente vulnerabile alle perturbazioni antropiche.
La sua sensibilità al disturbo umano è tale da indurla a ritirarsi immediatamente in mare aperto, interrompendo cicli di riposo cruciali per la sua salute e il suo recupero energetico.
Questi riposi prolungati, che possono superare le 24 ore, sono essenziali per consentire all’animale di immagazzinare riserve di grasso, cruciali per la sopravvivenza, soprattutto in un contesto ambientale spesso ostile.
Le immagini che circolano sui social media, pur documentando l’avvistamento, rivelano una dinamica preoccupante: l’animale, inizialmente spiaggiato, si rifugia in acqua non appena percepisce la vicinanza di persone.
Un episodio emblematico, reso pubblico attraverso un video virale, mostra come l’avvicinamento di un fotografo abbia interrotto un riposo notturno, costringendo la foca a fuggire.
Questo scenario sottolinea l’importanza di garantire un ambiente di riposo indisturbato, condizione imprescindibile per la sua permanenza.
In risposta a questa situazione delicata, è nata un’iniziativa civica spontanea, con la proposta di costituire un comitato di volontariato dedicato alla sorveglianza dell’area scelta dalla foca come rifugio.
L’idea, rapidamente condivisa online, ha raccolto un sostegno tangibile, culminato in un gesto concreto: un contributo economico di mille euro, vincolato alla documentazione di una sosta continuativa e indisturbata dell’animale per almeno 24 ore.
Questo episodio dimostra un’inversione di tendenza, da una curiosità passiva a un impegno attivo nella protezione della fauna selvatica.
La presenza della foca monaca rappresenta un evento eccezionale per l’Adriatico, un ecosistema in cui la sua presenza è rara e preziosa.
L’impegno di enti, associazioni ambientaliste e della comunità locale è fondamentale per evitare che la curiosità umana, seppur comprensibile, comprometta questo raro e significativo evento.
La gestione di questa situazione richiede una profonda consapevolezza del ruolo che l’azione umana può avere sulla conservazione di una specie vulnerabile, un esempio concreto di come la responsabilità collettiva possa contribuire a preservare la biodiversità marina.
La sfida è trasformare un momento di curiosità in un’opportunità di educazione e di tutela attiva.







