Furto alla gioielleria: i social media smascherano i ladri

Il sofisticato furto perpetrato alla gioielleria Mango di Genova Sampierdarena, il 6 novembre scorso e culminato in una perdita di 350.000 euro, è stato brillantemente risolto grazie a una combinazione inaspettata di tecnologie moderne e imprudenze digitali.
Un’indagine meticolosa, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha portato all’arresto di tre individui – Alexandru Cosmin Alpos, 37 anni, Lucian Talpos, 40 anni, e Valer Mihai Vasilescu, 47 anni – in seguito all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal giudice Elisa Scorza su richiesta della pm Francesca Rombolà.
L’operazione di furto, pianificata con apparente precisione, ha visto i tre malfattori penetrare all’interno del negozio attraverso un varco creato in una parete confinante con un bar dismesso, sfruttando un punto cieco nella sorveglianza.
Il titolare della gioielleria, in quel momento assente per una pausa pranzo, era ignaro dell’imminente violazione.
L’elemento cruciale che ha permesso agli investigatori di ricostruire l’intera dinamica è risultato essere un’auto a noleggio, equipaggiata con un sistema GPS.
La geolocalizzazione fornita dal dispositivo ha tracciato il percorso dei responsabili, svelando la loro presenza nella zona nei giorni precedenti e il loro movimento il giorno del furto.
Questa informazione, abbinata all’analisi dei filmati di videosorveglianza, ha permesso di identificare il veicolo e, di conseguenza, i suoi occupanti.
L’imprudenza dei malfattori si è poi manifestata in modo eclatante attraverso la loro attività sui social media.

La condivisione di video su Tik Tok e selfie che ritraevano gli abiti indossati durante il colpo ha fornito agli inquirenti elementi inconfutabili per identificarli e collegarli al crimine.
L’esecuzione dei mandati di perquisizione ha rivelato la presenza degli indumenti utilizzati durante il furto, insieme a una parte della refurtiva e ad altri beni illecitamente sottratti.

Durante gli interrogatori preliminari, due dei fermati hanno tentato di scaricare le responsabilità sostenendo di essere stati manipolati da terzi e insinuando l’esistenza di un varco preesistente.
Queste versioni, tuttavia, sono state smentite dalla meticolosa ricostruzione temporale degli eventi operata dai militari, che ha rivelato la pianificazione e l’esecuzione del furto da parte dei tre.

L’indagine, che ha saputo sfruttare le tracce digitali lasciate dai responsabili, dimostra come l’avvento delle nuove tecnologie, se da un lato offre strumenti per la sicurezza, dall’altro può rivelarsi una trappola per chi commette reati.

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