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Genova, Ponte Morandi: tra risarcimenti, giustizia e trauma collettivo

Il crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto 2018, ha lasciato Genova con una cicatrice indelebile, ben oltre l’impatto economico misurabile.

La tragedia, che ha causato la perdita di 43 vite umane, ha innescato un complesso iter legale e una profonda riflessione sulla responsabilità pubblica, sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla gestione del rischio.
L’Avvocatura dello Stato ha avanzato una richiesta risarcitoria patrimoniale di oltre 250 milioni di euro a carico di responsabili, a tutela degli interessi di Palazzo Chigi e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, una cifra che contrasta con la valutazione separata che il Comune di Genova e la Regione Liguria intendono fornire in sede civile.

L’udienza dedicata alle parti civili del processo, che coinvolge 57 imputati, ha rappresentato un momento cruciale per dare voce al dolore e alla rabbia di una comunità traumatizzata.
La prospettiva dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata dagli avvocati Giorgio Lembeck e Maria Chiara Ghia, si è ancorata a un principio di saggezza economica secolare, richiamando le riflessioni di Adam Smith: l’affidamento della gestione di infrastrutture cruciali a soggetti privati, se non adeguatamente controllato, rischia di compromettere la manutenzione e la sicurezza.

Si è sottolineato come, secondo l’accusa, i vertici di Autostrade per l’Italia avrebbero deliberatamente ignorato ripetuti allarmi, tra cui quello sollevato dallo stesso progettista del ponte, Riccardo Morandi, già nel 1981.
Il crollo del viadotto Polcevera ha generato una serie di conseguenze che vanno ben oltre le spese immediate per l’emergenza.
La necessità di creare una viabilità alternativa, la frammentazione del tessuto urbano e sociale, l’assistenza ai familiari delle vittime e agli sfollati hanno rappresentato un onere gravoso.

Tuttavia, l’avvocata Alessandra Mereu, che assiste gli enti territoriali, ha evidenziato un danno ancora più profondo: un danno non patrimoniale di entità incommensurabile.

Questo include il trauma collettivo subito dalla cittadinanza per la perdita di un’infrastruttura cruciale, simbolo di connessione e progresso, e l’impatto negativo sull’immagine della città, amplificato dalla diffusione mediatica a livello nazionale e internazionale.

Il crollo ha non solo distrutto una struttura fisica, ma ha eroso la fiducia dei cittadini nella capacità dello Stato di garantire la sicurezza e la protezione delle infrastrutture vitali, sollevando interrogativi fondamentali sulla governance del territorio e sulla responsabilità delle istituzioni.

Il Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi, e le successive iniziative commemorative, testimoniano la persistente necessità di elaborare il lutto e di perseguire la giustizia, nel tentativo di lenire una ferita che richiederà tempo e impegno per rimarginarsi.

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