La promessa di una Gigafactory nazionale, fulcro di una transizione energetica ambiziosa e cardine per il futuro dell’industria automotive italiana, si è dissolta.
Il progetto originario, frutto della joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, non vedrà più luce sul territorio nazionale, con il conseguente riorientamento dei finanziamenti pubblici precedentemente allocati (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR) verso altre iniziative compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione.
La rivelazione, fornita dal viceministro alle Imprese e Made in Italy, Vantino Valentini, in risposta a un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli, e dai suoi colleghi, ha innescato un’ondata di sconcerto e preoccupazione.
La decisione, sebbene ufficialmente non comunicata dall’azienda, ha già scatenato una mobilitazione sindacale a Termoli, città che ambiva a diventare un hub strategico per la produzione di batterie.
Nonostante la mancata realizzazione della Gigafactory, l’impianto di Termoli non sarà completamente defilato.
È stato confermato che lo stabilimento molisano ospiterà la produzione del nuovo cambio a doppia frizione (DCT) per veicoli ibridi, con un volume stimato di 300.000 unità annue e l’impiego di circa 300 addetti.
Tuttavia, questo sviluppo, pur rappresentando un segnale positivo per l’occupazione locale, non compensa la perdita di un investimento di portata decisamente superiore, che avrebbe generato un impatto economico e tecnologico ben più ampio.
La deputata Pavanelli ha espresso la sua profonda delusione, sottolineando che la decisione aziendale, unita alla mancanza di un piano alternativo, lascia un vuoto strategico preoccupante.
Il futuro di Termoli, e più in generale dell’intera filiera automotive italiana, appare ora appeso a un filo, in un contesto globale caratterizzato da una competizione sempre più agguerrita.
La realizzazione di un polo produttivo di batterie, elemento cruciale per la sostenibilità del settore, sembra ora rimandata, con il rischio di compromettere la leadership del Paese in questo settore chiave.
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Roberto Gravina, ha criticato aspramente la mancanza di una strategia nazionale coerente per il settore automotive, evidenziando la fragilità della filiera italiana delle batterie e l’incertezza che grava sui lavoratori.
L’immobilismo della classe politica di centrodestra, incapace di fornire una direzione strategica chiara e di tutelare efficacemente l’occupazione e gli investimenti, è stato identificato come un fattore aggravante della situazione.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla capacità del Paese di attrarre investimenti strategici, di programmare il futuro industriale e di affrontare le sfide poste dalla transizione ecologica.
La perdita della Gigafactory non è solo una battuta d’arresto per Termoli, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema economico italiano, che necessita urgentemente di una visione strategica a lungo termine e di un impegno politico concreto per sostenere l’innovazione, la competitività e la creazione di posti di lavoro di qualità.
La questione della sovranità industriale e della dipendenza tecnologica, in un mondo sempre più multipolare, si pone con urgenza, richiedendo risposte tempestive ed efficaci.






