Giorgio Ortona: Viaggio Senza Cornice tra Memoria e Trasformazione

A Palazzo Merulana, fino al 1° febbraio 2026, la Fondazione Cerasi ospita “Senza Cornice”, una retrospettiva monumentale dedicata a Giorgio Ortona, artista che incarna un’interessante dialettica tra realismo e astrazione, tra documentazione precisa e sospensione poetica.
L’esposizione, un viaggio nell’universo creativo di un architetto di formazione, rivela un percorso artistico che rifiuta la staticità, abbracciando l’incompiuto come principio generativo.

Ortona, nato a Tripoli nel 1960, trasforma la pittura in un’indagine stratificata sulla memoria urbana.

I suoi dipinti, che spesso raffigurano scorci di Roma – città d’adozione e palcoscenico di un’eredità culturale millenaria – si estendono a includere altri luoghi carichi di storia e significato: Napoli, Palermo, Addis Abeba, riflettendo la sua personale geografia interiore.
Non si tratta di semplici vedute; sono frammenti di realtà colti in un’attimo sospeso, spogliati della presenza umana, ma pulsanti di una silenziosa, profonda emotività.
La scelta deliberata di non incorniciare le sue opere, come sottolinea l’artista, è un gesto programmatico, un rifiuto di confinare l’immagine all’interno di un perimetro definito.
Le tele “aperte” invitano lo spettatore a superare i confini della rappresentazione, a immaginare il contesto più ampio da cui sono state estratte, quasi a rivelare la loro appartenenza a un cantiere, a un processo in divenire.

Si percepisce un senso di precarietà, una tensione latente, una sorta di “nervosismo” descritto dalla poetessa Maria Grazia Calandrone, che coglie l’essenza della sua opera come una convergenza tra linguaggio figurativo e verbale, un dialogo continuo e mutevole tra immagini e titoli.

La sua evoluzione artistica riflette un interesse crescente per temi legati al movimento, alla trasformazione, al flusso del tempo.
Negli ultimi anni, l’acqua – metafora potente di cambiamento e transitorietà – ha assunto un ruolo centrale nella sua ricerca, manifestandosi attraverso rappresentazioni di bagnanti, stabilimenti balneari, piscine e spiagge, luoghi emblematici del turismo e del tempo libero.
Il ritratto, spesso rivolto a figure anonime della vita urbana – turisti, atleti – e la natura morta, composta da materiali grezzi come sacchi di cemento e detriti edili, si fondono in una riflessione sul rapporto tra uomo, spazio e trasformazione, tra effimero e duraturo, tra costruzione e decadenza.

L’opera di Ortona è un invito a contemplare la bellezza fragile e transitoria del mondo che ci circonda.

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