Hannoun: Il Silenzio Non Basta, Difendo l’Onore e la Verità.

Il silenzio, a volte, è una scelta strategica, una forma di rispetto per l’autonomia della magistratura e per l’integrità delle indagini in corso.
Tuttavia, quando la narrazione pubblica viene distorta da ricostruzioni false e manipolazioni mediatiche, il riserbo diventa insostenibile.

La recente vicenda che ha portato all’arresto di Mohammad Hannoun, accusato di finanziamento ad Hamas, ha generato un’ondata di disinformazione che merita una risposta chiara e inequivocabile.

Non ho mai condiviso con altri amministratori pubblici la piattaforma di iniziative dedicate all’ascolto di Hannoun il 17 settembre.
La nostra partecipazione a “Music for Peace” è stata breve, limitata a pochi minuti, e non ha previsto alcun contatto diretto con l’uomo, né in quell’occasione né in altre.
La sua eventuale successiva allocuzione è avvenuta dopo la nostra partenza.
Intendo perseguire legalmente coloro che diffondono queste rappresentazioni ingannevoli e invito i miei colleghi sindaci a fare lo stesso.
L’accusa sollevata dalla destra – che la mia presenza in manifestazioni di solidarietà verso un popolo martoriato fosse una mancanza di giudizio a causa della presunta affiliazione di Hannoun – rivela un approccio ideologico che ignora principi fondamentali di umanità e di responsabilità civica.
Immaginate la coerenza di coloro che, nelle stesse istituzioni, siedono accanto a persone indagate per corruzione o hanno ricoperto incarichi in giunte sciolte a seguito di inchieste giudiziarie.
Non ci si può permettere un giudizio sommaria, soprattutto quando si tratta di persone e di comunità.
La conferma delle accuse contro Hannoun comporterebbe conseguenze devastanti: non solo per la popolazione palestinese, già provata da decenni di conflitto, ma anche per coloro che, mossi da un genuino desiderio di aiuto, hanno contribuito a iniziative umanitarie e sono stati, potenzialmente, ingannati.

L’inchiesta rischia di danneggiare movimenti come “Music for Peace”, che svolgono un lavoro straordinario e disinteressato, come dimostra l’ingente quantità di aiuti umanitari bloccati in Giordania, destinati a raggiungere la popolazione civile.

Il mio impegno nei confronti del movimento di solidarietà per la popolazione palestinese, nato a Genova e di cui sento un profondo orgoglio, resta saldo e inalterato.
Non intendo, né posso, prendere le distanze da un’iniziativa che nasce da un sentimento di compassione e dalla volontà di alleviare la sofferenza umana.

La verità, finalmente, dovrà emergere, a tutela dell’onore di tutti coloro che si sono impegnati per un futuro di pace e giustizia.
La complessità del contesto geopolitico richiede un’analisi attenta e una responsabilità condivisa, al di là di strumentalizzazioni politiche e pregiudizi ideologici.

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