L’audizione alla IX Commissione del Senato, incentrata sul disegno di legge riguardante la continuità operativa degli stabilimenti ex Ilva, ha visto il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, portare avanti una vibrante difesa del sito produttivo di strada Bosco Marengo e, soprattutto, delle comunità che da esso dipendono.
L’intervento non si è limitato a una mera elencazione di dati, ma ha delineato una complessa realtà industriale e sociale, profondamente interconnessa con il destino del sito.
Il sindaco ha immediatamente posto l’accento sull’importanza storica e strategica dell’impianto novese, sottolineando come la sua identità sia intrinsecamente legata alla produzione siderurgica.
Non si tratta di un semplice presidio industriale, bensì di un fulcro economico e sociale che ha plasmato il territorio, generando occupazione diretta e indotta, oltre a coltivare un patrimonio di competenze specialistiche e know-how tecnologico.
La preoccupazione, esplicitata con chiarezza, riguarda il rischio concreto di un disimpegno dell’azienda, con conseguenze potenzialmente devastanti per i 554 dipendenti diretti, di cui una parte già in cassa integrazione, e per i numerosi lavoratori dell’indotto, stimabili in ulteriori 200 a rischio.
Un simile scenario non solo comprometterebbe il futuro di un sito produttivo che, al contrario, si distingue per la sua efficienza e per un impatto ambientale relativamente contenuto, ma minerebbe la coesione sociale e l’economia di un intero territorio.
Muliere ha quindi proposto una soluzione pragmatica e mirata: l’adozione di un intervento temporaneo e straordinario, consistente nell’acquisto diretto di coils o bramme da fornitori esterni.
Questa misura, a suo avviso, permetterebbe di garantire la continuità produttiva, preservando le professionalità consolidate e mantenendo inalterati i rapporti con i clienti storici.
La possibilità di incrementare la produzione annuale, portandola da 300.000 a 600.000 tonnellate, evidenzia il potenziale ancora inespresso del sito, un potenziale che andrebbe tutelato con ogni mezzo.
Il sindaco ha rivolto un appello diretto allo Stato, sollecitando un ruolo attivo e proattivo nella tutela dei lavoratori e dell’industria, soprattutto in assenza di un soggetto privato in grado di assumere la responsabilità della gestione.
Questa richiesta non si configura come un mero assistenzialismo, ma come un’esigenza di garanzia per un patrimonio industriale strategico, capace di generare valore aggiunto e di contribuire alla crescita del Paese.
L’impegno personale del sindaco di Novi Ligure, come ha dichiarato con convinzione, resta al fianco delle maestranze e della comunità, con l’obiettivo di affrontare questa crisi con dignità e di costruire, insieme, un futuro possibile, fondato sulla valorizzazione del territorio e sulla tutela del lavoro.
La speranza è che questa crisi possa rappresentare un’opportunità per ripensare il modello industriale, promuovendo una transizione sostenibile e inclusiva, che metta al centro le persone e l’ambiente.






