L’annata 2024 ha visto un’impennata significativa nelle importazioni di frumento tenero in Italia, con un aumento del 22% che si traduce in 56 milioni di quintali.
Il Piemonte, regione con una storica vocazione cerealicola, ha assorbito una quota considerevole, superando i 7 milioni di quintali.
Questa ondata importiva, particolarmente marcata proveniente da paesi extra-UE – tra cui Ungheria, Austria, Francia, Ucraina, Canada e altre aree del Nord America – solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità del sistema agricolo italiano e sulla sua sovranità alimentare.
La preoccupazione, espressa da Coldiretti Piemonte e dal Consorzio Agrario del Nord Ovest Filiera Gran Piemonte, risiede nelle modalità di produzione utilizzate in questi paesi.
Pratiche agronomiche ammesse all’estero, come l’impiego del glifosato, sono vietate nel contesto europeo, a causa delle loro potenziali implicazioni per la salute umana e l’ambiente.
Questo divario normativo apre la porta a una concorrenza sleale che penalizza i produttori italiani, costretti a rispettare standard di sicurezza e sostenibilità più rigorosi.
Il Piemonte, con una superficie dedicata alla coltivazione del frumento tenero pari a quasi 79.000 ettari – una percentuale significativa rispetto al totale nazionale – rappresenta un pilastro dell’agricoltura italiana.
Circa 11.000 aziende agricole contribuiscono a una produzione media di 4,5 milioni di quintali, che costituiscono il 9% della produzione nazionale.
La superficie coltivata, il numero di aziende agricole coinvolte e la produzione complessiva testimoniano l’importanza strategica del grano piemontese.
L’iniziativa “Gran Piemonte”, avviata nel 2020 in collaborazione con il Consorzio Agrario del Nord Ovest, rappresenta un tentativo concreto di invertire la tendenza alla dipendenza dall’estero.
Attraverso la promozione di una filiera corta e tracciabile, l’iniziativa ha visto un’adesione crescente da parte delle aziende agricole: oltre mille aziende su una superficie di 9.800 ettari, con una produzione di 420.000 quintali, che rappresentano oltre il 12% della superficie agricola piemontese.
Questo approccio valorizza la qualità del prodotto locale, rafforza il legame tra produttori e consumatori e contribuisce a creare un’economia più resiliente.
Le speculazioni sui mercati alimentari globali, amplificate dalle dinamiche geopolitiche, mettono in luce l’urgenza di ridurre la dipendenza da fonti esterne.
La sovranità alimentare, intesa come capacità di garantire un accesso sicuro e sostenibile a cibo di alta qualità, diventa quindi un imperativo strategico.
Sostenere i progetti di filiera come “Gran Piemonte”, che privilegiano la trasparenza, la qualità e la tracciabilità, si configura come un investimento cruciale per il futuro dell’agricoltura italiana e per la tutela della sua identità agroalimentare.
La scelta di sostenere la produzione locale non è solo una questione economica, ma anche un atto di responsabilità verso la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente.