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venerdì 21 Novembre 2025

Inceneritore in Val Bormida: 4.000 firme contro il progetto

L’ondata di opposizione al progetto di inceneritore in Val Bormida si fa sempre più intensa, culminando in una raccolta firme che ha già superato le 4.000 adesioni.
Questo dato, ottenuto in meno di un mese attraverso piattaforme online e moduli cartacei distribuiti sul territorio, testimonia un profondo malcontento popolare e una crescente consapevolezza dei potenziali impatti negativi del progetto.

Il coordinamento dei comitati cittadini e delle associazioni ambientaliste, promotori dell’iniziativa, esprime soddisfazione per questo risultato, interpretandolo come un chiaro segnale di preoccupazione condivisa.
L’impegno non si limita alla mera raccolta firme.

Il coordinamento sta intensificando la sua attività informativa, programmando una serie di assemblee pubbliche destinate a coinvolgere attivamente la popolazione, sia nelle valli Bormida ligure che piemontese.
Queste iniziative mirano a fornire una comprensione approfondita delle implicazioni ambientali, sanitarie ed economiche legate alla realizzazione dell’inceneritore, promuovendo un dibattito costruttivo e consapevole.

Riconoscendo l’importanza di un approccio multidisciplinare, il coordinamento ha avviato un dialogo con le principali realtà produttive del territorio di Langa e Monferrato, aree economicamente legate all’agricoltura di alta qualità e al turismo enogastronomico.

L’obiettivo è sensibilizzare questi attori chiave, spesso meno informati sulle dinamiche ambientali, sui rischi di contaminazione del suolo e dell’acqua, con potenziali ripercussioni negative sulla produzione agricola e sull’immagine del territorio.
La preoccupazione non è solo locale.

L’azione del coordinamento mira a creare una rete di consapevolezza e resistenza, sollecitando un ripensamento strategico a livello regionale e nazionale riguardo alla gestione dei rifiuti e alla transizione verso un’economia circolare.
L’inceneritore non è visto come una soluzione, ma come un anacronistico investimento in tecnologie obsolete, che vanifica gli sforzi per la riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali.

Si rivendica, al contrario, un modello di sviluppo sostenibile, basato sull’innovazione tecnologica e sulla valorizzazione delle risorse locali, in grado di preservare la salute dei cittadini e la bellezza del territorio per le generazioni future.
Le amministrazioni comunali piemontesi sono invitate a esprimere un netto contrasto al progetto, affiancando l’iniziativa dei comitati civici.

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