L’inchiesta sull’acqua non potabile a Isola Capo Rizzuto si infittisce con un’azione investigativa di ampio respiro, orchestrata dai Carabinieri, che ha portato all’esecuzione di un decreto di esibizione documentale rivolto a una pluralità di enti e società operanti nel settore del servizio idrico integrato.
L’azione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone, guidata da Domenico Guarascio, si configura come un’indagine complessa volta a ricostruire la catena di responsabilità e a chiarire le dinamiche che hanno portato a una situazione di grave criticità, con conseguenze dirette sulla salute pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini.
Il fulcro dell’indagine riguarda l’emersione di anomalie nella gestione del servizio idrico, culminate nell’emissione, da parte del sindaco di Isola Capo Rizzuto, di ripetute ordinanze che impongono la non potabilità dell’acqua e ne vietano l’uso domestico.
Queste misure, imposte come risposta immediata a un pericolo concreto, rappresentano un sintomo di un problema strutturale e sistemico, la cui origine e la cui evoluzione richiedono un’analisi approfondita.
I soggetti coinvolti nell’indagine, a cui sono stati notificati i decreti di esibizione, costituiscono un panorama articolato di attori istituzionali e gestori del servizio.
Oltre al Comune di Isola Capo Rizzuto, si tratta di Sorical (Società risorse idriche calabresi), l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente), l’Arrical (Autorità rifiuti e risorse idriche) e l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone.
La diversità dei soggetti coinvolti suggerisce una responsabilità condivisa e una potenziale frammentazione delle competenze, elementi che l’indagine intende chiarire.
L’inchiesta non si limita a ricostruire la cronologia degli eventi, ma mira a sondare a fondo le metodologie di controllo, i protocolli di monitoraggio della qualità dell’acqua e l’efficacia dei sistemi di allerta precoce.
In particolare, gli inquirenti intendono accertare se le procedure esistenti siano state adeguatamente applicate, se siano state sufficientemente rigorose e se abbiano consentito di identificare tempestivamente le cause dell’inquinamento e di adottare le misure correttive necessarie.
L’impulso all’indagine è stato fornito anche dalla crescente mobilitazione dei cittadini, esasperati dai disservizi e preoccupati per la potenziale compromissione della loro salute.
Le numerose segnalazioni pervenute agli uffici inquirenti testimoniano un senso di abbandono e di sfiducia verso le istituzioni, e sottolineano l’urgenza di garantire trasparenza e responsabilità nella gestione del servizio idrico.
Allo stato attuale, non sono presenti indagati, ma l’esecuzione del decreto di esibizione documentale rappresenta un passo fondamentale per raccogliere gli elementi informativi necessari per ricostruire la vicenda nella sua complessità, identificare eventuali responsabilità e assicurare che l’accesso a un servizio essenziale come l’acqua potabile sia garantito a tutti i cittadini.
L’indagine promette di aprire una fase cruciale nella gestione del ciclo idrico calabrese, con implicazioni potenzialmente rilevanti per il futuro della gestione delle risorse idriche a livello regionale.






