martedì 9 Settembre 2025
23.8 C
Potenza

Israele-Italia: lo sport tra valori e conflitto. Appello dal CONI.

La sfida calcistica tra Israele e Italia, in programma questa sera nel contesto delle qualificazioni ai Mondiali, solleva un dibattito cruciale che trascende i confini del puro agonismo sportivo.
Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) della Basilicata, Giovanni Salvia, interviene con una dichiarazione che invita la comunità sportiva internazionale a confrontarsi con una questione di principio, parlando di una necessità di assunzione di posizione che richiami l’esempio adottato nei confronti della Russia e delle sue rappresentative.
L’affermazione di Salvia pone l’accento su un concetto fondamentale: lo sport, nella sua essenza, dovrebbe essere un baluardo di neutralità politica, un rifugio dalla violenza e un promotore di valori di pace e di dialogo.

La “Carta Olimpica”, quel codice etico che dovrebbe guidare l’azione delle federazioni e degli atleti, esige un’applicazione coerente e universale, senza discriminazioni né favoritismi.

L’apparente indifferenza con cui si prendono decisioni delicate, come quella di permettere la partecipazione di una nazione coinvolta in un conflitto armato, rischia di erodere la credibilità dello sport e di macchiare il suo spirito idealistico.
L’argomentazione della “realpolitik”, ovvero la politica basata su considerazioni di convenienza e di potere, assume in questo contesto una connotazione problematica.
Salvia la denuncia come un approccio pericoloso, che rischia di trasformare chi decide in un complice silenzioso, responsabile di alimentare le dinamiche di conflitto e di perpetrare sofferenze a livello umano.
La questione non è semplicemente quella di una partita di calcio, ma quella di un sistema di valori.
Permettere a una nazione in conflitto di partecipare a competizioni sportive internazionali senza una chiara condanna della violenza e senza un impegno concreto verso una soluzione pacifica, significa comprimere la “Carta Olimpica” e svuotare di significato i principi di solidarietà e di rispetto che dovrebbero essere al centro dello sport.
La domanda posta dal presidente del CONI lucano è un appello all’azione, un invito a riflettere sul ruolo dello sport nel mondo e a non cedere a compromessi che ne snaturino la vocazione universale.
Lo sport non può essere un mero strumento di propaganda o un’arena di espressione di tensioni geopolitiche; deve essere, al contrario, un motore di cambiamento positivo, un esempio di come superare le divisioni e costruire un futuro di pace e di prosperità per tutti.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -