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La Scala: Tra storia, politica e spettacolo alla Prima

La Prima della Scala del 7 dicembre si configura come un evento carico di significato, ben oltre la semplice inaugurazione della stagione lirica.

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Il palco reale, tradizionalmente riservato al Presidente della Repubblica, vede quest’anno l’onorifica presenza della senatrice a vita Liliana Segre, figura emblematica di resilienza e memoria storica, affiancata dal Presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presidente del teatro, in un contesto che, pur dichiaratamente depolitizzato, riflette le dinamiche di potere e le sensibilità che animano il panorama nazionale.

I cifre parlano chiaro: incassi record, superando i 2.8 milioni di euro, un incremento significativo rispetto alla passata stagione, a testimonianza dell’attrattiva irrinunciabile del Teatro alla Scala, fucina di arte e cultura.

Oltre ai vertici istituzionali, la platea accoglie una rappresentanza di figure di spicco provenienti da diversi ambiti.

La sottosegretaria di Stato americana Sara Rogers sottolinea il ruolo di primo piano che l’Italia riveste nel panorama culturale internazionale.
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e i vicepresidenti di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Anna Ascani, testimoniano l’attenzione del parlamento verso un’istituzione di tale rilevanza.
La presenza di sottosegretari alle diverse ministeri – Gianmarco Mazzi alla Cultura, Lucia Albano e Federico Freni all’Economia – evoca l’interconnessione tra arte, economia e politiche pubbliche.
L’esecuzione di *Lady Macbeth del distretto di Mcesk*, sotto la direzione di Riccardo Chailly, segna un capitolo importante: il suo ultimo 7 dicembre come direttore musicale, un passaggio di testimone che rimarrà impresso nella storia del teatro.
La partecipazione di Mahmood, Achille Lauro e Pierfrancesco Favino, quest’ultimo in veste di ambassador BMW, un partner storico del teatro, evidenzia l’integrazione tra il mondo della cultura, dello spettacolo e dell’industria.
Vittorio Brumotti, promotore del nuovo format “The Italian Way”, e Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda, simboleggiano la forza e l’attrattiva del Made in Italy, espressione di creatività e eccellenza.
L’attenzione si estende al dietro le quinte, con la presenza di Mario Calabresi, direttore di Chora Media, il cui podcast “La vertigine” continuerà a collaborare con il teatro, e del regista Damiano Michieletto, impegnato nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi e con un nuovo film tratto dallo *Stabat Mater* di Tiziano Scarpa.
Non mancano i primi ballerini, guidati dall’étoile Nicoletta Manni, e i membri del consiglio di amministrazione, inclusa Barbara Berlusconi, che torna a frequentare l’evento dopo la partecipazione del 2011 e del 2012.
La Prima non è solo una celebrazione del presente, ma anche un momento di memoria.

L’assenza di personalità illustri come Ornella Vanoni, che ha partecipato per l’ultima volta nel 2023, e soprattutto quella di Giorgio Armani, figura discreta ma fondamentale per il teatro, si fa sentire, seppur la sua influenza continui a manifestarsi attraverso gli abiti indossati per l’occasione.

La moda, in questo contesto, si configura non solo come elemento di stile, ma come parte integrante dell’identità del teatro e del suo legame con l’eccellenza italiana.

La serata si preannuncia quindi, un crocevia di storia, cultura, spettacolo e politica, un evento che trascende la semplice inaugurazione per diventare un simbolo dell’identità milanese e italiana nel mondo.

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