martedì 9 Settembre 2025
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Lucano: il ricorso elettorale apre un dibattito nazionale.

La vicenda di Domenico Mimmo Lucano, figura complessa e controversa nel panorama politico e sociale calabrese, si è concretizzata in una squalifica dalle prossime elezioni regionali.
Le commissioni elettorali distrettuali di Reggio Calabria e Cosenza, applicando scrupolosamente la normativa vigente, hanno deliberato la sua esclusione dalle liste di Avs, precludendogli la possibilità di candidarsi nelle circoscrizioni meridionale e settentrionale della regione.
La decisione, lungi dall’essere una mera formalità burocratica, si radica in una sentenza penale precedente e nell’applicazione rigorosa della legge Severino, un provvedimento legislativo introdotto a seguito di crisi di governo, che mira a garantire l’integrità del processo politico attraverso l’impedimento temporaneo di candidarsi a cariche pubbliche per coloro che hanno subito condanne definitive.
Nel caso specifico, Lucano è stato condannato a diciotto mesi di reclusione per il reato di falso, un’accusa emersa nel corso del processo Xenia, un’inchiesta complessa che ha coinvolto la gestione di flussi migratori nel suo comune di Riace.

La vicenda Xenia, a sua volta, rappresenta un nodo cruciale nella valutazione della figura di Lucano.
La sua amministrazione a Riace, caratterizzata da politiche di accoglienza innovative e inclusive nei confronti dei migranti, aveva riscosso ammirazione a livello nazionale e internazionale, ma era stata oggetto di indagini per presunte irregolarità nella gestione dei fondi pubblici destinati all’assistenza dei richiedenti asilo.
Le accuse, sebbene contestate da Lucano e dai suoi sostenitori, hanno portato alla sua condanna e, di conseguenza, all’attuale esclusione dalla competizione elettorale.
La decisione delle commissioni elettorali ha suscitato immediate reazioni da parte del suo team legale, composto dagli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Saitta.

Questi ultimi hanno prontamente avviato un’azione giudiziaria presentando ricorso alle Corti d’appello di Reggio Calabria e Catanzaro, nella speranza di ottenere il reinserimento di Lucano nelle liste elettorali.

Il ricorso si basa su una complessa argomentazione che, presumibilmente, mette in discussione la legittimità della condanna, la sua incidenza sulla possibilità di esercitare diritti politici, e la corretta applicazione della legge Severino al caso specifico.
La vicenda solleva questioni di profondo interesse giuridico e politico.

Da un lato, la rigorosa applicazione della legge Severino mira a tutelare l’integrità del sistema democratico, impedendo a persone condannate di ricoprire cariche pubbliche.
Dall’altro, la vicenda Lucano pone interrogativi sulla proporzionalità della sanzione, sulla sua compatibilità con il diritto alla riabilitazione, e sulla possibilità di limitare l’esercizio dei diritti politici in relazione a condanne non particolarmente gravi.
Il ricorso alle Corti d’appello sarà quindi determinante per chiarire questi aspetti e per stabilire se Domenico Mimmo Lucano potrà o meno partecipare alla corsa elettorale per la regione Calabria.

Il dibattito che ne consegue inevitabilmente trascende la sfera locale, aprendo un confronto più ampio sui limiti e le garanzie del sistema penale e politico italiano.

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