Una comunità in lutto, un grido di dolore e una richiesta inequivocabile di giustizia: questo il cuore pulsante della fiaccolata silenziosa che ha illuminato Campi Bisenzio, a Firenze, in memoria di Maati Moubakir, il giovane di 17 anni strappato alla vita in un tragico errore di persona.
Circa centocinquanta persone, unite dal dolore e dal desiderio di non dimenticare, hanno ripercorso il percorso che il ragazzo compì la notte del 29 dicembre, un tragitto segnato dalla violenza e dall’ingiustizia, da via Verdi, teatro di un iniziale, fatale, confronto, fino a via Tintori, dove la sua esistenza fu brutalmente interrotta.
La comunità, organizzata nel comitato “A-Maati”, ha voluto onorare la memoria di Maati non solo con un gesto simbolico, ma con un profondo interrogativo rivolto alla società e al sistema giudiziario.
La presenza della vicesindaca Federica Petti testimonia l’impegno dell’amministrazione locale nel sostenere la famiglia e nel promuovere una riflessione collettiva sulla violenza giovanile.
La voce spezzata della madre, Silvia Baragatti, ha incarnato l’angoscia di un dolore incolmabile: “Maati non me lo ridarà indietro nessuno, il dolore è ogni giorno più forte”.
Un dolore esacerbato dalle incertezze e dalle lentezze del processo, un processo che dovrebbe accertare la verità e punire i responsabili di una tragedia evitabile.
La madre, con una lucidità straziante, ha espresso la paura che la violenza stia diventando una normalità tra i giovani, un’emergenza che richiede interventi mirati di educazione e prevenzione.
“Dobbiamo lavorare con loro,” ha implorato, sperando che la morte di Maati possa fungere da monito e spingere a un cambiamento di mentalità.
Il padre, Farid Moubakir, ha ribadito con forza la richiesta di una giustizia severa, capace di rispecchiare la gravità del crimine commesso.
“La vita è sacra,” ha affermato, sottolineando che nessun errore, nemmeno uno scambio di persona, può giustificare un simile atto di violenza.
La richiesta di una pena esemplare, fino all’ergastolo, è un grido di speranza in un sistema giudiziario capace di tutelare la vita umana e di punire i colpevoli senza sconti.
Il dolore non si placa, e il ricordo di Maati continuerà a vivere attraverso iniziative di commemorazione, come la messa prevista a Certaldo, la città che il ragazzo chiamava casa.
Il 12 gennaio si aprirà un nuovo capitolo del processo, con la comparizione in tribunale dei cinque imputati, accusati di concorso in omicidio volontario aggravato.
Questo momento cruciale rappresenterà un ulteriore tassello nella ricerca della verità e della giustizia per Maati, un ragazzo che merita di essere ricordato non per la tragica fine, ma per la promessa di una vita spezzata troppo presto.
La comunità attende risposte, e si impegna a non dimenticare, perché il silenzio complice sarebbe la negazione stessa della giustizia.






