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Manovra finanziaria: il Parlamento ridotto a passacarte?

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La manovra finanziaria si avvia al suo definitivo assestamento in Parlamento con una procedura che desta profonde perplessità e solleva interrogativi sul ruolo del legislativo.
Dopo un iter accelerato e opaco in Senato, il provvedimento, presentato come un pacchetto unitario e “blindato”, approda all’Aula di Montecitorio, dove il governo ha invocato la fiducia, una mossa che esclude de facto la possibilità di emendamenti sostanziali.
L’accelerazione del processo legislativo, unitamente alla preclusione di modifiche alla terza lettura – una scelta drastica che, in caso di inosservanza, comporterebbe l’applicazione dello stato di emergenza finanziaria, l’esercizio provvisorio – ha generato un clima di crescente tensione.

L’assenza di un dibattito costruttivo, con una discussione relegata a un lampo in commissione, è stata percepita come una limitazione severa del potere parlamentare.
Le forze di opposizione hanno alzato il tiro, denunciando una palese riduzione del Parlamento a mero organo di ratifica, un “passacarte” che sacrifica il principio democratico della discussione e del confronto.

La denuncia si focalizza sulla mancanza di spazio per l’analisi approfondita delle misure contenute nella legge di bilancio, considerate cruciali per il futuro del Paese.
Un gesto emblematico, e carico di significato politico, è stato quello del Partito Democratico, che, tramite il senatore Claudio Mancini, ha riproposto un video datato 2019.

Il filmato mostrava una Giorgia Meloni, allora leader dell’opposizione, che esprimeva con veemenza la sua preoccupazione per l’assenza di democrazia parlamentare quando il Parlamento viene privato della possibilità di discutere e modificare la legge di bilancio.

L’ironia della situazione, e l’evidente contrasto tra le dichiarazioni di allora e le azioni compiute oggi, hanno acuito le critiche e alimentato l’ammarezza nell’opposizione.

L’episodio solleva interrogativi fondamentali sull’effettivo funzionamento delle istituzioni democratiche e sulla capacità del Parlamento di esercitare un controllo efficace sull’azione governativa.

La rapidità dell’iter, la preclusione di modifiche e l’invocazione della fiducia sembrano configurare una gestione della manovra finanziaria più orientata alla velocità e al controllo governativo, piuttosto che all’ascolto e alla partecipazione del legislativo e della società civile.
La vicenda rischia di minare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e di erodere la legittimità del processo legislativo.

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