L’imponente sagoma della Basilica di Assisi, con le sue forme dolci e la sua storia millenaria, si ergeva come un’eco silenziosa, quasi a imporre un’atmosfera di ponderazione e riflessione.
Un contesto suggestivo, che sembrava invitare alla moderazione, e che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha percepito e rispecchiato nel suo approccio.
L’accoglienza, tuttavia, era tutt’altro che pacifica.
Un gruppo di manifestanti, schierati sul prato antistante, ha espresso il proprio dissenso con fischi e l’esibizione di vessilli palestinesi, un chiaro segnale di protesta e di divergenza ideologica.
Invece di reagire con un’esplicita contrapposizione, Meloni ha scelto una via apparentemente inattesa.
Non ha ignorato le contestazioni, né le ha etichettate semplicisticamente.
Ha invece fatto riferimento, con una deliberata scelta retorica, alla figura di San Francesco, un uomo che incarnava i valori della pace, dell’umiltà e, soprattutto, dell’ascolto.
“Ricordo”, ha affermato, “che San Francesco insegnava anche il rispetto nell’ascolto, nel comprendersi, nel capire le ragioni degli altri.
” La frase non era un mero gesto di cortesia, ma una dichiarazione di intenti, un tentativo di innalzare il dibattito al di sopra della mera opposizione.
Era un invito a considerare le motivazioni che spingevano i manifestanti, a tentare di comprendere la loro prospettiva, anche se profondamente diversa dalla propria.
La scelta di richiamare San Francesco, figura iconica della spiritualità e dell’impegno sociale, aveva un significato strategico ben preciso.
Non si trattava solo di un riferimento religioso, ma di un appello ai valori universali di tolleranza, empatia e dialogo.
In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e sociali, l’auspicio era quello di promuovere un approccio basato sulla comprensione reciproca, anche quando le posizioni sembrano inconciliabili.
La Basilica, con la sua storia di accoglienza e di redenzione, sembrava sussurrare un’eco a questo appello, suggerendo che il vero potere non risiede nella forza della retorica aggressiva, ma nella capacità di ascoltare, comprendere e costruire ponti, anche quando le differenze appaiono insormontabili.
La sfida, ora, era se questa scelta retorica si sarebbe tradotta in un cambiamento sostanziale nell’approccio politico, o se si sarebbe rivelata un mero esercizio di comunicazione.