mercoledì 24 Settembre 2025
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Campobasso

Molisano, l’IVG a rischio: carenza di strutture e fuga verso altre regioni.

Il panorama italiano in materia di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) si presenta come un complesso mosaico di contraddizioni, con il Molise a rappresentare un caso emblematico di criticità.
I dati recentemente presentati alla Camera dei Deputati dalla rete internazionale Medici del Mondo, in vista della Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro, rivelano una situazione paradossale: un’elevata incidenza di obiettori di coscienza tra i professionisti sanitari, coesistente con un’ampia diffusione dell’uso della pillola abortiva.

Nel Molise, la situazione è particolarmente allarmante.
Il 90,9% dei ginecologi e delle ginecologhe si sottrae attivamente alla pratica dell’IVG, configurando un quadro che impatta direttamente sull’accesso a un servizio garantito dalla legge.

Questo elevato numero di professionisti che esercitano il diritto di obiezione di coscienza si traduce in una drastica carenza di strutture sanitarie attrezzate per l’IVG, con un’offerta limitata a un solo ospedale attivo, il Cardarelli di Campobasso, recentemente affiancato dall’ospedale di Termoli grazie all’impegno del dottor Saverio Flocco.

La conseguenza immediata di questa carenza strutturale e umana si manifesta in un significativo fenomeno migratorio: nel 2022, il 23% delle donne molisane si è spostato verso altre regioni per poter usufruire del servizio.

La provincia di Isernia, in particolare, risulta completamente priva di punti IVG.

L’ulteriore aggravio è rappresentato dalla scarsità di consultori familiari, con un rapporto di 1 ogni 66.000 abitanti, ben al di sotto dello standard raccomandato.

L’effetto combinato di queste difficoltà ha portato a un aumento esponenziale del ricorso alla RU486 (pillola abortiva).

Nel 2023, l’81,5% delle IVG effettuate all’ospedale di Campobasso sono avvenute tramite procedura farmacologica, un dato che supera di quasi il doppio la media nazionale.

Questa tendenza si è consolidata nel 2024, evidenziando una dipendenza crescente dalla pillola come unica opzione praticabile.

La semplicità gestionale di un’interruzione farmacologica si rivela, in questo contesto, un compromesso forzato per sopperire alla mancanza di personale non obiettore disponibile per interventi chirurgici.
La situazione molisana, tuttavia, non è un caso isolato ma un sintomo di un problema più ampio che affligge l’intero sistema sanitario italiano.
Come sottolinea Elisa Visconti, direttrice di Medici del Mondo Italia, le difficoltà incontrate non sono principalmente di natura tecnica, ma derivano da scelte politiche che generano disuguaglianze e limitano la libertà di scelta delle donne.

La mancanza di garanzia di personale e servizi non può essere interpretata come un mero inconveniente operativo, ma come una violazione del diritto all’autodeterminazione e una responsabilità istituzionale da affrontare con urgenza.
L’accesso sicuro all’IVG non è solo una questione di salute pubblica, ma un imperativo di giustizia sociale che richiede un impegno concreto da parte delle istituzioni.

La resilienza dimostrata dalle donne che affrontano queste barriere e l’iniziativa di professionisti come il dottor Flocco evidenziano la necessità di un cambiamento di paradigma che metta al centro la salute e i diritti delle persone.

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