Il Monte Bianco, sentinella alpina e icona del continente europeo, custodisce una quota di 4807,3 metri.
Questa cifra, tuttavia, non è immutabile, ma è destinata a mutare sotto l’implacabile azione dello scioglimento glaciale, un fenomeno sempre più marcato e preoccupante che ne erode letteralmente la vetta.
Una ricerca congiunta italo-francese, orchestrata dalla Fondazione Montagna di Courmayeur (Aosta) in sinergia con l’Università Savoie Mont-Blanc, e realizzata nell’ambito dell’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai, ha fornito dati scientifici inediti e allarmanti.
L’indagine, che ha visto l’impiego di tecnologie all’avanguardia – droni ad alta risoluzione, sistemi avanzati di telerilevamento e georadar – ha permesso di ricostruire con precisione lo stato del punto più elevato d’Europa e di determinare lo spessore del ghiaccio sottostante, stimato in circa 20-25 metri.
Queste misurazioni rivelano una complessa stratificazione interna, che include non solo la massa glaciale superficiale, ma anche un complesso di formazioni perenni, testimoni di epoche climatiche passate.
L’analisi dei dati suggerisce un’ipotesi cruciale: negli ultimi anni potrebbe essersi innescato un processo di graduale riduzione della quota sommitale, una discesa impercettibile ma costante.
Questo cambiamento, se confermato da future misurazioni, implicherebbe una ridefinizione non solo della quota ufficiale del Monte Bianco, ma anche della sua stessa identità geologica e paesaggistica.
La diminuzione del volume glaciale, infatti, espone il substrato roccioso sottostante, modificando il profilo della montagna e alterando l’equilibrio idrologico dell’intera regione alpina.
“I rilievi effettuati rappresentano un punto di partenza fondamentale,” spiega Fabrizio Troilo, coordinatore dell’area ricerca della Fondazione Montagna Sicura.
“Si tratta di definire una baseline, un punto zero rispetto al quale poter monitorare l’evoluzione futura della vetta.
La precisione dei dati raccolti ci permette di tracciare l’andamento del ghiaccio nel tempo e di comprendere meglio le dinamiche di scioglimento in atto.
“La ricerca non si limita a documentare una semplice riduzione della quota.
Essa apre una finestra sulla complessità delle interazioni tra clima, ghiaccio e roccia, e sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.
Il monitoraggio continuo del Monte Bianco, attraverso tecnologie sempre più sofisticate e un’analisi approfondita dei dati raccolti, è essenziale per comprendere l’impatto del riscaldamento globale sulle Alpi e per sviluppare strategie di adattamento sostenibili per le comunità che vi abitano e dipendono dalle sue risorse idriche.
La vetta del Monte Bianco, quindi, non è solo un simbolo di bellezza e maestosità, ma anche un indicatore sensibile dello stato di salute del nostro pianeta.






