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Mottarone: Sentenza, sospetti e responsabilità strutturali.

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La sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Martin Leitner, vicepresidente della Leitner Group, e di Peter Rabanser, responsabile del servizio clienti, non scagiona da responsabilità intrinseche, ma delinea un quadro complesso in cui la pressione economica e le dinamiche interne all’azienda emergono come fattori potenzialmente determinanti nella tragedia del Mottarone.

Il giudice Gianni Macchione, nelle sue motivazioni di 69 pagine, esclude la sussistenza di ordini espliciti o pressioni dirette da parte della dirigenza Leitner o dei suoi responsabili volti a minimizzare le interruzioni del servizio e gli interventi di manutenzione sulla funivia.

Tuttavia, l’assenza di prove documentali di tali direttive non cancella il sospetto, legittimamente sollevato, che il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, figura chiave e dipendente del gruppo Leitner, abbia agito nell’interesse primario del datore di lavoro, mirando a ottimizzare i profitti aziendali.
Questo sospetto si concentra sulla potenziale influenza esercitata da Perocchio sul caposervizio Gabriele Tadini, inducendolo a procrastinare interventi di manutenzione indispensabili e a non disporre la sospensione dell’impianto in situazioni di pericolo evidente.

Il giudice Macchione sottolinea che, in assenza di prove concrete di ordini diretti provenienti dalla Leitner Group, il sospetto rimane un’ipotesi, un’impressione che non può trasformarsi in certezza giuridica.

L’analisi della sentenza non può ignorare, pertanto, la possibile convergenza di interessi economici e dinamiche di subordinazione gerarchica che potrebbero aver condotto a scelte operative compromettenti la sicurezza.
La tragedia, infatti, rivela una potenziale logica pervasiva, in cui la riduzione dei costi, seppur non dettata da ordini specifici, si è manifestata come una spinta potente a ritardare o omettere controlli cruciali.

La decisione processuale, quindi, non si traduce in un’assoluzione da responsabilità strutturali.
Piuttosto, evidenzia la necessità di un’indagine più approfondita sulle procedure aziendali, sulla cultura della sicurezza all’interno del gruppo Leitner e sulla reale autonomia decisionale dei responsabili dell’esercizio dell’impianto, al fine di comprendere appieno le cause che hanno contribuito alla catastrofe e di evitare che simili eventi si ripetano.
La sentenza apre a interrogativi significativi sulla governance delle infrastrutture, sulla trasparenza delle decisioni e sulla priorità da attribuire alla salvaguardia della vita umana rispetto agli imperativi economici.

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