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mercoledì 5 Novembre 2025

Musica, Censura e Ribellione: un Viaggio tra Scala e Russia

Il ciclo “Note di storia”, promosso dal Teatro alla Scala in collaborazione con la Fondazione Feltrinelli, si apre quest’anno con un’esplorazione avvincente dei legami intricati tra musica, intellettualità e la temibile presenza della censura, un tema centrale nel panorama culturale del XX secolo.
Il punto di partenza è rappresentato dalle figure di Boris Pasternak e Dmitrij Šostakovič, due giganti della cultura russa le cui opere, intrinsecamente legate alla storia del Teatro alla Scala e della casa editrice Feltrinelli, testimoniano la lotta per la libertà di espressione in un’epoca di rigide restrizioni ideologiche.
La storia del romanzo “Dottor Živago” e del suo viaggio avventuroso fino a Milano, dove Giancarlo Feltrinelli ne curò la prima pubblicazione mondiale, è un capitolo cruciale nella storia della letteratura, un atto di coraggio editoriale che infranse barriere e diede voce a un’opera altrimenti silenziata.

Parallelamente, il Teatro alla Scala, istituzione di prestigio internazionale, si trovò a navigare acque insidiose, tentando di aggirare le censure attraverso una strategia più sottile: la programmazione di opere artistiche che, pur necessitando di revisioni, potessero ancora comunicare messaggi di profonda rilevanza.
L’episodio di “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” offre un esempio paradigmatico di questa dinamica.
L’opera, inizialmente accolta con critiche feroci in patria, venne rielaborata dallo stesso Šostakovič, dando vita a una versione “edulcorata”.
È interessante notare che gli archivi del Teatro alla Scala custodiscono documenti che rivelano un tentativo concreto di programmare la nuova versione, “Katerina Izmajlova”, nella stagione 1958/59, un’operazione che testimonia l’ambizione scaligera di diventare un rifugio per l’arte russa di frontiera.

Durante l’incontro, lo scrittore David Bidussa e il sovrintendente Fortunato Ortombina hanno illuminato aspetti poco noti di questa complessa vicenda.
Šostakovič, pur essendo consapevole delle pressioni esercitate dal regime sovietico, si mostrò disponibile a collaborare con il direttore artistico Francesco Siciliani, tanto da fissare una data provvisoria per la prima a Milano: il 18 marzo 1959.

L’entusiasmo era tale che l’opera venne inclusa nel cartellone della stagione, sebbene priva di una data specifica.

L’attesa si protrasse, con Visconti e il cast in sospeso in attesa della partitura.
Un telegramma di Šostakovič a Siciliani confermò il ritardo, indicando che l’opera sarebbe stata resa disponibile solo dopo la prima a Leningrado nel 1959.

Tuttavia, l’esecuzione definitiva avvenne solo nel 1962 a Mosca, a significativi distanza dalle speranze iniziali.
Questa cronologia ritardata sottolinea le difficoltà intrinseche nel portare a termine un progetto artistico di tale portata in un contesto politico così controllato, evidenziando la lotta costante tra la creatività individuale e le forze oppressive del potere.
L’esperienza scaligera e la determinazione di Giancarlo Feltrinelli rappresentano un capitolo importante nella storia della resistenza culturale e testimoniano il ruolo cruciale che le istituzioni artistiche possono svolgere nel preservare e diffondere opere d’arte di valore universale.

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